2011-10-24
2011-10-20
Finissage Il giorno 20 ottobre chiude “TRACKS – TRACCE” la personale, con performance e installazione di Luigi De Giovanni
Finissage
Il giorno
20 ottobre chiude “TRACKS – TRACCE” la personale, con performance e
installazione di Luigi De Giovanni, tenutasi nello Studio “Sutta Le Capanne Du
Ripa”, Specchia (Lecce). Evento organizzato da: IL RAGGIO VERDE di Lecce, con testo
a cura di Francesca Paba e allestimento a cura di Stefania Branca.
"TRACKS
– TRACCE” volge al termine lasciando nelle moltissime persone, che si sono
avvicinate per vedere e vivere la manifestazione, un bellissimo ricordo -
traccia. La performance, che ha visto involontariamente coinvolti tutti i
visitatori, vissuta dai primi, che vi si sono avventurati con cautela, con una
certa preoccupazione, ha reso le persone consce che ovunque e comunque le
tracce si prendono e si lasciano. Passare sul soffice gesso, messo all’uopo
nello studio, lasciarvi sopra le impronte, uscire e portarsene appresso sotto
la suola delle scarpe, è stata la dimostrazione semplice che le tracce, come il
DNA, i reperti archeologici e storici, fanno parte del vivere.
Il
formarsi prima di alcune macchie, poi di un denso alone bianco intorno allo
studio, ha confermato l’intento dell’artista che ha così dimostrato che le
tracce, come le pennellate in un dipinto, si mischiano e si confondono, solo
con un’attenta lettura o indagine possono essere identificate e catalogate.
Nell’unica
opera pittorica di De Giovanni, esposta in modo molto originale, i segni e i
colori sono diventati descrizione del suo animo e del crogiuolo di tracce che
gli hanno lasciato i suoi antenati nonché le culture da lui incrociate. La sua
idea del mondo è quella di una traccia continua, dove il positivo e il negativo
descrivono la vita: l’uomo. L’unica opera pittorica presente racconta, quindi,
l’artista, la sua storia, la sua formazione, il suo IO: DNA della sua arte. I venticinque
moduli intercambiabili e fissati provvisoriamente, come tutto è provvisorio
nella vita, possono essere spostati. Un solo elemento invita a una lettura
globale dell’opera che descrive lo spazio, il tempo e l’evoluzione: leggibili
attraverso le tracce pittoriche.
L’installazione,
realizzata nello spazio più elevato dello studio, è caratterizzata da uno
strato di soffice polvere di gesso dove, per descrivere le tracce nello spazio,
sono state sistemate levigate pietre provenienti dalla Sardegna accostate
armonicamente a quelle più ruvide del salento e per descrivere il tempo sono
stati usati dei cocci di diversi periodi e un'antica tegola in maiolica con il
chiodo che serviva per fissarla. Tutta la manifestazione è stata caratterizzata
da un dialogo continuo fra le opere e i visitatori che sono stati sempre
accompagnati a cogliere l’idea dell’artista.
I possibili
percorsi d’interpretazione che hanno portato a comprendere il significato del
titolo, sono stati tre. Il primo ha riguardato la lettura dell’installazione
che ha raccontato delle tracce nel tempo e nello spazio, il secondo è stato
quello della partecipazione alla performance per coglierne il significato e il
terzo è stato quello dell’analisi dell’opera, composta da venticinque
moduli-traccia. Federica
Murgia
Individuazioni XIII Edizione
Firenze, GALLERIA D'ARTE MENTANA
Piazza Mentana, 2/3 r, Firenze T: 055 211985 - 335
1207156 F: 055 2697769 galleriamentana@galleriamentana.it
Presenta
Individuazioni XIII Edizione
Artisti:
Alejandro Fernandez
Angelo Petrucci
Domenico Palopoli – Zauber
Ivan Galluzzi
Salvatore Fiume
Inaugurazione: Sabato 22 ottobre 2011 ore 18.00
Fino al 15 novembre 2011-10-10
L’impegno per l’arte della galleria Mentana di Firenze porta
alla XIII Edizione dell’importantissimo evento “ Individuazioni” che, anche
quest’anno, ha carattere d’internazionalità con la presenza delle opere
dell’artista peruviano Alejandro Fernandez.
Un tratto distintivo è dato da artisti che hanno percorsi
che li hanno resi molto conosciuti, non solo negli ambienti specializzati. I
pittori e i fotografi, scelti con speciale cura, sono: Angelo Petrucci,
Domenico Palopoli – Zauber, Ivan Galluzzi, Alejandro Fernandez, sono presenti,
inoltre, alcune sculture di Salvatore Fiume.
Le opere in mostra rappresentano un confronto delle pluralità creative di artisti che,
usando strumenti e metodologie differenti, giungono a soluzioni originali,
narrate, anche, dalle nuove tecniche, che si manifestano non solo
nell’essenzialità e nella raffinatezza operativa ma anche in quella ideativa e
compositiva. Le particolarità stilistiche rispecchiano il mondo intimo e
la spiccata personalità creativa di ciascuno e rivelano anche la coerenza nel
cogliere le istanze della cultura e del tempo. Gli artisti si muovono fra figurazione, segno e
astrazione. Elementi che s’intuiscono nelle cinque grandi fotografie, scattate in notturno, di Domenico Palopoli –
Zauber, nelle scultoree figure
di Angelo Petrucci, nei paesaggi nostalgici di Ivan Galluzzi, nelle armonie cromatiche di Alejandro Fernandez e
nelle dinamiche sculture di bronzo
policromo di Salvatore Fiume che, con le sue opere, dona una vena di
storia dell’arte a tutta la manifestazione.
Angelo Petrucci
La figura tra spazio e
materia
Nelle masse cromatiche di corpi morbidi segnati da linee
definite, che scolpiscono i soggetti dei dipinti di Angelo Petrucci, si
palesano turbamenti e angosce segrete che danno forma alle sensazioni di sessualità negata o nascosta. Nella
rappresentazione di nudi, che non vogliono sottrarsi alle rotondità delle linee
materne, è come se la sensualità definita venisse mortificata in immagini
schermate da persiano o dalla penombra. Conscio e inconscio dialogano nei contornanti
segni dei corpi senza veli, nei visi schivi o nascosti, di chi volendo sfuggire
alla realtà la deve vivere. Pare che si voglia denunciare, con i toni grevi dei
bruni, un mondo di sofferenza e di allontanamento di chi cerca di eludere i
giudizi e i conformismi legati alla carnalità mostrata. Gli evidenti graffi,
diventati ferite degli animi, segni del tempo e di angosce del vivere che hanno
lasciato tracce tangibili e solo apparentemente dimenticate, vengono esaltati
dalle texture ruvide dei supporti.
Domenico Palopoli – Zauber
Nelle foto di Domenico Palopoli – Zauber, ritroviamo
l’attimo che afferma una sensazione capace di rispecchiare tutta l’interiorità
dell’artista. Nei suoi scatti ritroviamo la sensibilità di chi ricerca
l’essenza dei luoghi. Vedute di città e di natura si vestono dei colori e delle
forme della spiritualità delle luci. L’istante del fotogramma racconta
l’eternità del paesaggio e l’uomo. Ecco
un cielo che si rispecchia in uno scorcio di mare donandogli
inconsueti toni di blu che, incupendosi, virano in violacei che ci narrano di
tramonti: presagi di turbamenti. La luce, che illumina lo sperone di scoglio,
che pare affiorare dallo scenario, evidenzia i verdi di speranze positive che
si perdono nell’acqua per riemergere, al di là dell’ombra delle rocce,
tingendosi delle calde striature del calore dell’arancio. Domenico Palopoli –
Zauber, con le sue inquadrature, con la scelta del momento, sa rendere
originali e insoliti luoghi conosciuti.
Ivan Galluzzi
Ivan Galluzzi è un artista che ricerca la natura descrivendola con
particolare sensibilità. La vena di malinconia che sembra avvolgere i suoi
paesaggi, dipinti con l’amore per le cose note e familiari, fa emergere la
nostalgia per i luoghi amati. Le masse di verdi striati da tocchi più chiari,
grovigli inestricabili di vita, raccontano dell’uomo. I casali dai tetti rossi
spioventi, che contrastano con le armonie dei colori d’estate, raccontano di
vita e lavoro. I riflessi, dati da tratti di chiarismo abbacinante che
illuminano cieli, acque e rivi, diventano armonia musicale di una natura
incontaminata che pare gioire del concento dei colori che la animano. La
campagna romagnola, dai toni smorzati, s’integra nei gialli di un trattore che,
nonostante la sua mole, sembra aver sempre fatto parte del luogo. Piccole
sculture, ceramiche, che raccontano la tradizione, sono il pretesto per la
narrazione del suo Io che, nelle piccole cose semplici, ritrova l’armonia.
Alejandro Fernandez
Descrivendo i suoi mondi interiori narra di ricordi, non più
nitidi ma scolpiti profondamente nel suo animo, che, palesandosi in cromie e
segni, diventano mappa delle emozioni e di paesaggi della nostalgia. Il Perù,
presente nei colori e nelle forme, sembra accompagnarlo arricchendo e non
condizionando la sua idealità artistica. Nei suoi dipinti l’armonia, interrotta
alcune volte da macchie scure d’inquietudine, è nel racconto suggerito, anche,
dal genius del paese d’origine. Gli aranci, che lasciano emergere tracce
d’ombre, mettono in risalto il racconto della striscia narrativa dove le
geometrie e gli oggetti sono pretesto per la rappresentazione del suo animo che
manifesta l’essenza dell’humus che l’ha nutrito. Quella di Alejandro Fernandez
è una pittura solare che mostra la spiritualità del segno unito all’uso gestuale
del colore, esaltato da grafismi eleganti che racchiudono l’idea dell’essenza
della vita.
Federica Murgia
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