Tracce di fede
LUIGI DE GIOVANNI
Inaugurazione: Martedì 06 Dicembre ore 19.00
Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Via Umberto I - Specchia
- Lecce
Introduzione: professoressa Bianca Paris
Presentazione: Antonietta Fulvio direttore responsabile Arte
e Luoghi Allestimento: Architetto Stefania Branca
Organizza: Il Raggio Verde eventi d’arte (Lecce) - cell. 339
4038939
Dal 06 dicembre al 30 dicembre 2011
Orario di apertura: dalle ore 10,00 alle 13,00 - dalle ore
17,00 alle 20,00
Info: cell. 3292370646 –
e.mail: lmfedeg@libero.it
Ragionando sulla natività...tracce di storia e di religione
Anno Domini... fuga nella Metafisica
di Antonietta Fulvio
Anno zero. Anno Domini. Comunque lo si voglia chiamare,
l’inizio della cro- nologia coincidente con la nascita di Gesù Cristo segna un
passaggio epocale. Spartiacque tra vecchio e nuovo, fu l’inizio del crollo
della Roma imperiale che non riuscì gestire il cambiamento sociale derivante
dalla diffusione del Cristianesimo. Sulla scia di queste riflessioni sulla
Storia, e su alcune tra le pagine più importanti del Nuovo Testamento, nel suo
atelier a Specchia, Luigi De Giovanni si sofferma a parlare mentre lentamente
la tela bianca sul suo cavalletto si riempe di segni... simboli,
caratteri...colori.
“L’uomo per natura è egoista e, nonostante siano passati tre
mil- lenni, senza contare i precedenti, pensa solo al proprio benessere, fa
niente se per raggiungerlo deve schiacciare gli altri. Non è un caso che il
pesce, simbolo di Cristo nell’iconografia cristiana,
Appena un mese fa ha concluso una personale inaugurata per
la Giornata del Contemporaneo dal titolo Tracce. Era partito da un’indagine
sull’evoluzione di oggetti radicalmente modificati dal progresso tecnologico e
usati, attra- verso anche il recupero della memoria contadina, come pretesto
per riflettere sulla società. Il passato e il presente. Ma al centro sempre e
solo l’uomo, comunque artefice del proprio destino ma anche strettamente legato
agli altri, perché l’uomo animale sociale non può vivere da solo. Ed è in relazione
sia raffigurato in una forma ben lontana dalla stilizzazione
clas- sica perché nella sua grossezza ho voluto rappresentare la falsa
ambizione di essere detentori della conoscenza. Da questo punto di vista siamo
ancora nelle caverne, il nostro sguardo è dentro la grotta, non fuori. Le paure
ancestrali che ci portiamo dentro sono sempre in agguato, la paura del buio
come della solitudine, della sofferenza, della morte opprimono il nostro
esistere e rendono sempre più problematiche le nostre 24 ore”.
agli altri che l’uomo scopre le proprie capacità come i
propri limiti e nel suo personale cammino lascia sempre qualche traccia dietro
di sé. Tracce che vengono da un mondo interiore dove trova spazio il proprio
credo spirituale e umano. Questo l’assunto di partenza di un nuovo ciclo di
lavori, dedicati al tema della Natività.
Il blu, colore spirituale per eccellenza, predomina nelle
tele dove elementi simbolici come le scale rappresentano una società che
continua a vivere in precario equilibrio tra croci che non sono grondanti di
sangue, ma bianche o azzurre rappresentano l’uomo con gli insoluti
interrogativi di sempre, quelli che fecero nascere nell’antica Grecia la
filosofia.... interrogativi come croci sparse nello spazio pittorico che
diventa metafora del mondo, del tempo che viviamo. Il segno sempre più incisivo
e materico definisce volumi che si sovrappongono sul piano in un rincorrersi di
linee curve e spezzate quasi ad evocare il percorso difficile e tortuoso che è
la vita per ogni singolo individuo e, per esteso, della comu- nità intera. I
colori intensi, quasi violenti, diventano espressione dei sentimenti, delle
passioni, delle sensazioni che affollano la mente e il cuore dell’uomo di tutti
i tempi.
“Non si può non ricordare il Natale tralasciando il
martirio, la morte, il motivo per cui Dio inviò suo Figlio sulla terra. La sua
nascita è legata alla rinascita, alla vittoria sulla morte grazie alla
Resurrezione, icona di libertà dal peccato. La figura di Pilato è emblematica
come la frase che pronunciò pre- sentando il Cristo flagellato - Ecce homo disse - pensando che aver ridotto il
Nazareno ad una maschera grondante di sangue fosse bastato ai farisei. Pilato
avrebbe avuto il potere di cambiare il corso degli eventi ma non lo fece. Non
riuscì a gestire il potere e, purtroppo anche se con formule diverse, la storia
si ripete continuamente. Il Natale mi porta ad una riflessione sul ruolo del
cristianesimo, sulla crocifissione che è inscindibile dalla Natività e sul
senso dell’esistenza in generale.”
La natività è da sempre un tema molto frequentato nell’arte
che vanta capo- lavori assoluti: dalla rappresentazione affrescata da Giotto
nella Cappella Scrovegni di Padova, alla tela di Lorenzo Lotto, ad esempio, che
dipinse la devozione della Sacra famiglia inserendo in un angolo buio della
grotta pro- prio il crocifisso. Alla Natività, purtroppo persa, del Caravaggio
che dipinse una Vergine, donna e madre ancora prostrata dalla fatica del parto
mentre guarda il suo Divino Bambino: in quella posa che non ha nulla di santo è
rac- chiusa tutta la santità dell’evento ma anche l’inevitabile senso del
dolore, di quel presagio di morte che è scritto anche nel destino del figlio di
Dio. Sovrapposta alla precedente festività pagana del Sol Invictus, o a quella Ebraica detta Hanukkah,
entrambe celebrate
il 25 dicembre, la nascita di Gesù Bambino è la festa che celebra il miracolo
della vita, l’unico che vede protagonisti anche noi poveri mortali; ma Cristo
nasce per un miracolo ancora più grande, la Resurrezione che implica il
sacrificio, il dolore, la morte.
“La vita è un insieme di emozioni e sensazioni contrastanti.
É amore e disperazione, gioia e dolore, ma anche lotta e tensione verso la
felicità. E’ quel che io chiamo il problema delle 24 ore.” E dal destino di do-
lore che Cristo trae la sua forza, ecco perché l’artista non sceglie di
rappresentare il momento della nascita ma il simbolo del sacrificio, passaggio
obbligato e scritto dall’Onnipotente perchè quella frattura tra Dio e l’Uomo
potesse essere colmata. Come per la personale Tracce, l’artista sceglie di realizzare
accanto ad alcune tele una composizione risul- tante dall’ assemblaggio di
dodici moduli - 12 i mesi dell’anno, 12 gli apostoli - un enorme quadrato
dove la tradizionale rappresentazione della Natività lascia il posto ad una
composizione nuova, provocatoria. Al centro della tela una grande croce, rossa.
E poi la frase Ecce Homo, le sigle SPQR, INRI che campeg- giano in lungo e largo sulla tela,
sovrapponendosi in alcuni punti, richiamando inevitabilmente l’attenzione sui
loro significati reconditi. Il colore rosso sembra zampillare come stille di
sangue, l’idea del sacrificio è intrinseca nella forma stessa della croce,
affiancata da due scale: la scala di Nicodemo diventa per l’artista simbolo
dello status sociale: “l’evento religioso della Crocifissione si insinua nella Storia, ne
diventa parte integrante la persecuzione del Cristianesimo per la Roma imperiale
fu un grande errore politico, l’inizio della fine... i Romani avevano già
sconfitto altri popoli in precedenza inglobando la loro cultura; si pensi ad
esempio a Cartagine, ma con Israele le cose andarono diversamente”. D’altra
parte un sistema schiavista quale era l’impero avrebbe mai potuto accettare la
religione che riteneva tutti gli uomini uguali? che gli ultimi sarebbero stati
i primi? che bisognava amare il prossimo come se stessi?
Lo sguardo che l’artista prima rivolgeva ai luoghi dello
spazio sono sempre più introiettati al proprio sentire, all’io che cerca di
farsi strada tra il groviglio di pensieri che la vita stessa scatena. Ogni
tanto qualche giallo/lampo di luce suggerisce il legittimo interrogativo ma una
via di fuga esiste?
“É la metafisica, il sogno. - La risposta decisa
dell’artista- É nella spiritualità che l’uomo ritrova il coraggio e la
determinazione per affrontare i propri démoni, di vivere la propria esistenza
risco- prendo la consapevolezza che la forza della rinascita è la libertà del
pensiero. Come insegna il messaggio evangelico la libertà nasce dalla
sofferenza, dal dolore.”
L’allestimento curato dall’architetto Stefania Branca affianca alla modulazione pittorica un’installazione così come accaduto nelle recenti personali tenutesi nell’atelier che, da luogo di ideazione e realizzazione dell’opera, si fa anche spazio interattivo con il pubblico. In virtù di un percorso che continua, tracce di gesso renderanno bianca la pavimentazione dove tra santini e rosari, icone di fede, ognuno potrà almeno per un momento riflettere sul significato più autentico del Natale. Un natale lontano dalla festa consumistica e non solo per il clima di recessione, ma perché traccia di una spiritualità ritrovata.http://www.murmurofart.com