2011-12-17

SPECCHIA Tredicesimo educational per giornalisti nel Salento


Specchia 
Tredicesimo educational per giornalisti nel Salento
7 – 11 dicembre 2011
Dal giorno 07 al giorno 11 dicembre il Salento è stato oggetto di un educational per giornalisti. La finalità è stata quella di favorire la convergenza  dei flussi turistici in tutti i periodi dell’anno e non solo durante l’estate: avendo il territorio le potenzialità affinché questo possa avvenire. 
È  così che un’idea condivisa dai soci  della Living Specchia, ha portato a dei risultati molto positivi, determinati, soprattutto, dal cambiamento di mentalità nel modo di fare sistema e di operare per il bene comune che riguarda oltre che Specchia tutto il territorio del Salento. Il perché sia stato importante ospitare i giornalisti referenti dei media e far sì che tutte le risorse, ambientali, artistiche e culturali, del territorio, venissero canalizzate per l’evento è nell’impegno per far conoscere questa zona dove si leggono ancora le antiche tracce messapiche. Specchia è diventata la base operativa, da cui potersi muovere, per le varie visite, miranti a mostrare le architetture degli antichi borghi, le bellezze naturalistiche, le rappresentazioni religiose e a far assaporare i prodotti e le specialità tipiche di questa generosa terra. L’associazione Living Specchia, di cui fanno parte B&B, resort, alberghi diffusi e ristoranti, è stata il motore propulsivo che ha saputo organizzarsi e rendere unica la scoperta, di quest'angolo di Puglia, in un periodo lontano dai clamori dell’estate.  I bar, i forni si sono adoperati preparando e offrendo cesti di prodotti tipici quali dolci, puccette, friselle, prodotti della nonna, cartellate, facendo così pregustare le situazioni gastronomiche tipiche delle feste natalizie in arrivo. Il pernottamento dei giornalisti, a Specchia, ha favorito la conoscenza delle persone, determinando un’integrazione spontanea privilegiata e portando allo scambio reale di tradizioni ed esperienze.  I cittadini, di Specchia, hanno dimostrato grande entusiasmo, senso d'appartenenza  e di cura delle tradizioni culturali. Tutto è stato presentato con spontaneità ed eleganza, anche mostrando i prodotti artigianali e gastronomici al Palazzo Protonobilissimo “Risolo”, messo cortesemente a disposizione dall’Amministrazione Comunale, con banchetti espositivi riguardanti la Carta pesta di A. Rita Remigi, l’Azienda Agricola Sandemetrio, le creazioni del Cordaio - Adolfo Cazzato, l’esposizione d'opere di vari artisti locali, la degustazione del vino di  Antonio Branca e i prodotti delle pasticcerie e dei panificatori di Specchia. Dalla terrazza del castello, grazie alla tramontana di quei giorni, i  giornalisti hanno potuto ammirare le prospettive e i panorami mozzafiato che si perdevano nei profili delle montagne albanesi. La visita della parte più antica del paese, riconosciuto come uno dei Borghi più belli d’Italia, ha suscitato emozioni, legate al sociale e alle ingiustizie ataviche che la gente povera ha subito, e parallelismi fra la grandezza del castello abitato, sino a qualche decennio fa, da pochissimi privilegiati mentre nel borgo in una casa fatta da un solo vano vi vivevano anche dieci persone, più galline e gatti. La visita è proseguita nell’antica chiesetta di S. Fumìa restaurata e resa al culto in tempi recenti, per continuare nel Convento dei Francescani Neri e nell’annessa Cappella di S. Caterina concludendo con la  Piazza del Popolo. Di grande interesse, per scoprire la laboriosità della gente di Specchia, è stata la visita al recuperato frantoio ipogeo di Via Garibaldi, dove il clima che vi si respira e le architetture raccontano storie di sofferenza, sfruttamento e di lavoro senza riposo. Molto divertente ed istruttivo è stato il “corso di pasta salentina”,  che si è svolto nel Borgo Cardigliano, dove, i giornalisti,  “armati” degli strumenti tradizionali,  si sono cimentati a far la pasta: orecchiette, minchiareddi e sagne torte. In seguito i giornalisti hanno potuto vedere le opere degli artisti Giuseppe Affrune e Luigi De Giovanni. Questa visita è stata anche l’occasione per poter ammirare in anteprima un buon numero delle oltre trenta scene del Presepe vivente, in allestimento in previsione del Natale, organizzato all’uopo dall’Associazione Culturale Sportiva “Eugenia Ravasco” ONLUS, per  concludere con la Natività, gioiello di allestimento legato esclusivamente alla spiritualità e ai vangeli, curata dall’architetto Stefania Branca. I giornalisti si sono improvvisati figuranti indossando con gioia dei costumi. I fotografi hanno avuto un gran daffare spesso illuminando l’imbrunire con i loro flash. Il pernottamento e lo scambio delle visite agli associati della Living, B&B, Resort,  alberghi diffusi, ristoratori hanno dimostrato l’alta qualità della ricettività e dei servizi offerti da queste strutture: B&B “Serena”, B&B “De Donno”, I.T. Casa Vacanze srl di "Tuosalento.com", Ristorante “Corte degli Aranci”, GREEN TIME sas, B&B “Pittoresco”, “Cooperativa Mediterrae”, “Vifratour”, B&B “Piazzetta San Giovanni”, “Borgo Cardigliano”, Trattoria “Da Coppuledda”, B&B “Borgosolare”, Ristorante “Al Convento - Pinch Pinch”, B&B “Casa Karina” e “Pajare Grassano”.
Il Salento è un territorio che merita d’essere scoperto e vissuto come risorsa, da rispettare ed amare e non da considerare come luogo da depredare, portando via le meravigliose architetture degli ulivi secolari, spesso sradicati e trasferiti clandestinamente nelle ville  dei ricchi: ulivi scolpiti non solo dalle intemperie ma anche dal sapiente lavoro dei contadini. Tutto il Salento  ringrazia sia i giornalisti ospiti, che saranno sicuri promotori del territorio, che  l’associazione Living Specchia, per quest'esperienza di grande valenza  sociale, ambientale e di valorizzazione del territorio. Federica Murgia
Le foto sono state messe a disposizione dalla Living Specchia.



























2011-12-03

tracce di fede


Tracce di fede
LUIGI DE GIOVANNI
Inaugurazione: Martedì 06 Dicembre ore 19.00
Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Via Umberto I - Specchia - Lecce
Introduzione: professoressa Bianca Paris
Presentazione: Antonietta Fulvio direttore responsabile Arte e Luoghi Allestimento: Architetto Stefania Branca
Organizza: Il Raggio Verde eventi d’arte (Lecce) - cell. 339 4038939
Dal 06 dicembre al 30 dicembre 2011
Orario di apertura: dalle ore 10,00 alle 13,00 - dalle ore 17,00 alle 20,00
Info: cell. 3292370646 –
e.mail: lmfedeg@libero.it 

Ragionando sulla natività...tracce di storia e di religione
Anno Domini... fuga nella Metafisica
di Antonietta Fulvio

Anno zero. Anno Domini. Comunque lo si voglia chiamare, l’inizio della cro- nologia coincidente con la nascita di Gesù Cristo segna un passaggio epocale. Spartiacque tra vecchio e nuovo, fu l’inizio del crollo della Roma imperiale che non riuscì gestire il cambiamento sociale derivante dalla diffusione del Cristianesimo. Sulla scia di queste riflessioni sulla Storia, e su alcune tra le pagine più importanti del Nuovo Testamento, nel suo atelier a Specchia, Luigi De Giovanni si sofferma a parlare mentre lentamente la tela bianca sul suo cavalletto si riempe di segni... simboli, caratteri...colori.
“L’uomo per natura è egoista e, nonostante siano passati tre mil- lenni, senza contare i precedenti, pensa solo al proprio benessere, fa niente se per raggiungerlo deve schiacciare gli altri. Non è un caso che il pesce, simbolo di Cristo nell’iconografia cristiana,
Appena un mese fa ha concluso una personale inaugurata per la Giornata del Contemporaneo dal titolo Tracce. Era partito da un’indagine sull’evoluzione di oggetti radicalmente modificati dal progresso tecnologico e usati, attra- verso anche il recupero della memoria contadina, come pretesto per riflettere sulla società. Il passato e il presente. Ma al centro sempre e solo l’uomo, comunque artefice del proprio destino ma anche strettamente legato agli altri, perché l’uomo animale sociale non può vivere da solo. Ed è in relazione
sia raffigurato in una forma ben lontana dalla stilizzazione clas- sica perché nella sua grossezza ho voluto rappresentare la falsa ambizione di essere detentori della conoscenza. Da questo punto di vista siamo ancora nelle caverne, il nostro sguardo è dentro la grotta, non fuori. Le paure ancestrali che ci portiamo dentro sono sempre in agguato, la paura del buio come della solitudine, della sofferenza, della morte opprimono il nostro esistere e rendono sempre più problematiche le nostre 24 ore”.
agli altri che l’uomo scopre le proprie capacità come i propri limiti e nel suo personale cammino lascia sempre qualche traccia dietro di sé. Tracce che vengono da un mondo interiore dove trova spazio il proprio credo spirituale e umano. Questo l’assunto di partenza di un nuovo ciclo di lavori, dedicati al tema della Natività.
Il blu, colore spirituale per eccellenza, predomina nelle tele dove elementi simbolici come le scale rappresentano una società che continua a vivere in precario equilibrio tra croci che non sono grondanti di sangue, ma bianche o azzurre rappresentano l’uomo con gli insoluti interrogativi di sempre, quelli che fecero nascere nell’antica Grecia la filosofia.... interrogativi come croci sparse nello spazio pittorico che diventa metafora del mondo, del tempo che viviamo. Il segno sempre più incisivo e materico definisce volumi che si sovrappongono sul piano in un rincorrersi di linee curve e spezzate quasi ad evocare il percorso difficile e tortuoso che è la vita per ogni singolo individuo e, per esteso, della comu- nità intera. I colori intensi, quasi violenti, diventano espressione dei sentimenti, delle passioni, delle sensazioni che affollano la mente e il cuore dell’uomo di tutti i tempi.
“Non si può non ricordare il Natale tralasciando il martirio, la morte, il motivo per cui Dio inviò suo Figlio sulla terra. La sua nascita è legata alla rinascita, alla vittoria sulla morte grazie alla Resurrezione, icona di libertà dal peccato. La figura di Pilato è emblematica come la frase che pronunciò pre- sentando il Cristo flagellato - Ecce homo disse - pensando che aver ridotto il Nazareno ad una maschera grondante di sangue fosse bastato ai farisei. Pilato avrebbe avuto il potere di cambiare il corso degli eventi ma non lo fece. Non riuscì a gestire il potere e, purtroppo anche se con formule diverse, la storia si ripete continuamente. Il Natale mi porta ad una riflessione sul ruolo del cristianesimo, sulla crocifissione che è inscindibile dalla Natività e sul senso dell’esistenza in generale.”
La natività è da sempre un tema molto frequentato nell’arte che vanta capo- lavori assoluti: dalla rappresentazione affrescata da Giotto nella Cappella Scrovegni di Padova, alla tela di Lorenzo Lotto, ad esempio, che dipinse la devozione della Sacra famiglia inserendo in un angolo buio della grotta pro- prio il crocifisso. Alla Natività, purtroppo persa, del Caravaggio che dipinse una Vergine, donna e madre ancora prostrata dalla fatica del parto mentre guarda il suo Divino Bambino: in quella posa che non ha nulla di santo è rac- chiusa tutta la santità dell’evento ma anche l’inevitabile senso del dolore, di quel presagio di morte che è scritto anche nel destino del figlio di Dio. Sovrapposta alla precedente festività pagana del Sol Invictus, o a quella Ebraica detta Hanukkah, entrambe celebrate il 25 dicembre, la nascita di Gesù Bambino è la festa che celebra il miracolo della vita, l’unico che vede protagonisti anche noi poveri mortali; ma Cristo nasce per un miracolo ancora più grande, la Resurrezione che implica il sacrificio, il dolore, la morte.
“La vita è un insieme di emozioni e sensazioni contrastanti. É amore e disperazione, gioia e dolore, ma anche lotta e tensione verso la felicità. E’ quel che io chiamo il problema delle 24 ore.” E dal destino di do- lore che Cristo trae la sua forza, ecco perché l’artista non sceglie di rappresentare il momento della nascita ma il simbolo del sacrificio, passaggio obbligato e scritto dall’Onnipotente perchè quella frattura tra Dio e l’Uomo potesse essere colmata. Come per la personale Tracce, l’artista sceglie di realizzare accanto ad alcune tele una composizione risul- tante dall’ assemblaggio di dodici moduli - 12 i mesi dell’anno, 12 gli apostoli -         un enorme quadrato dove la tradizionale rappresentazione della Natività lascia il posto ad una composizione nuova, provocatoria. Al centro della tela una grande croce, rossa. E poi la frase Ecce Homo, le sigle SPQR, INRI che campeg- giano in lungo e largo sulla tela, sovrapponendosi in alcuni punti, richiamando inevitabilmente l’attenzione sui loro significati reconditi. Il colore rosso sembra zampillare come stille di sangue, l’idea del sacrificio è intrinseca nella forma stessa della croce, affiancata da due scale: la scala di Nicodemo diventa per l’artista simbolo dello status sociale: “l’evento religioso della Crocifissione si insinua nella Storia, ne diventa parte integrante la persecuzione del Cristianesimo per la Roma imperiale fu un grande errore politico, l’inizio della fine... i Romani avevano già sconfitto altri popoli in precedenza inglobando la loro cultura; si pensi ad esempio a Cartagine, ma con Israele le cose andarono diversamente”. D’altra parte un sistema schiavista quale era l’impero avrebbe mai potuto accettare la religione che riteneva tutti gli uomini uguali? che gli ultimi sarebbero stati i primi? che bisognava amare il prossimo come se stessi?
Lo sguardo che l’artista prima rivolgeva ai luoghi dello spazio sono sempre più introiettati al proprio sentire, all’io che cerca di farsi strada tra il groviglio di pensieri che la vita stessa scatena. Ogni tanto qualche giallo/lampo di luce suggerisce il legittimo interrogativo ma una via di fuga esiste?
“É la metafisica, il sogno. - La risposta decisa dell’artista- É nella spiritualità che l’uomo ritrova il coraggio e la determinazione per affrontare i propri démoni, di vivere la propria esistenza risco- prendo la consapevolezza che la forza della rinascita è la libertà del pensiero. Come insegna il messaggio evangelico la libertà nasce dalla sofferenza, dal dolore.”


















L’allestimento curato dall’architetto Stefania Branca affianca alla modulazione pittorica un’installazione così come accaduto nelle recenti personali tenutesi nell’atelier che, da luogo di ideazione e realizzazione dell’opera, si fa anche spazio interattivo con il pubblico. In virtù di un percorso che continua, tracce di gesso renderanno bianca la pavimentazione dove tra santini e rosari, icone di fede, ognuno potrà almeno per un momento riflettere sul significato più autentico del Natale. Un natale lontano dalla festa consumistica e non solo per il clima di recessione, ma perché traccia di una spiritualità ritrovata.http://www.murmurofart.com

2011-11-16

due mostre in contemporanea




Presenta due mostre in contemporanea
Inaugurazione il 19 Novembre ore 18:00

La mostra è visitabile fino al 29 Novembre 2011

·      Shogoro artista giapponese presenta le sue ceramiche

·      Licia Stanghellini Calamai “SPECCHI DELL’ANIMA” 15 OLII SU TELA DI ULTIMA PRODUZIONE

Orari: 11:00/13:00 - 16:30/19:30

Interverrà la Toscana TV

Il giorno 28 novembre 2011 alle ore 18.00 l’artista Shogoro presenterà la “Cerimonia del profumo” di tradizione giapponese.

La mostra è a cura di Giovanna Laura Adreani

Per l’intera durata della mostra saranno disponibili in galleria i libri dell’opera letteraria dello scrittore Albo Calamai.
Con la mostra “Specchi dell’anima” l’artista evidenzia il suo animo romantico, dove i fiori sembrano volerci parlare di un intimo dialogo fra intelletto e natura.



Firenze, GALLERIA D’ARTE MENTANA
Piazza Mentana, 2/3 r, Firenze 
Tel: 055 211985 - 335 1207156 Fax: 055 2697769 galleriamentana@galleriamentana.it

2011-10-20

Finissage Il giorno 20 ottobre chiude “TRACKS – TRACCE” la personale, con performance e installazione di Luigi De Giovanni


Finissage
Il giorno 20 ottobre chiude “TRACKS – TRACCE” la personale, con performance e installazione di Luigi De Giovanni, tenutasi nello Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (Lecce). Evento organizzato da: IL RAGGIO VERDE di Lecce, con testo a cura di Francesca Paba e allestimento a cura di Stefania Branca.
"TRACKS – TRACCE” volge al termine lasciando nelle moltissime persone, che si sono avvicinate per vedere e vivere la manifestazione, un bellissimo ricordo - traccia. La performance, che ha visto involontariamente coinvolti tutti i visitatori, vissuta dai primi, che vi si sono avventurati con cautela, con una certa preoccupazione, ha reso le persone consce che ovunque e comunque le tracce si prendono e si lasciano. Passare sul soffice gesso, messo all’uopo nello studio, lasciarvi sopra le impronte, uscire e portarsene appresso sotto la suola delle scarpe, è stata la dimostrazione semplice che le tracce, come il DNA, i reperti archeologici e storici, fanno parte del vivere.
Il formarsi prima di alcune macchie, poi di un denso alone bianco intorno allo studio, ha confermato l’intento dell’artista che ha così dimostrato che le tracce, come le pennellate in un dipinto, si mischiano e si confondono, solo con un’attenta lettura o indagine possono essere identificate e catalogate.
Nell’unica opera pittorica di De Giovanni, esposta in modo molto originale, i segni e i colori sono diventati descrizione del suo animo e del crogiuolo di tracce che gli hanno lasciato i suoi antenati nonché le culture da lui incrociate. La sua idea del mondo è quella di una traccia continua, dove il positivo e il negativo descrivono la vita: l’uomo. L’unica opera pittorica presente racconta, quindi, l’artista, la sua storia, la sua formazione, il suo IO: DNA della sua arte. I venticinque moduli intercambiabili e fissati provvisoriamente, come tutto è provvisorio nella vita, possono essere spostati. Un solo elemento invita a una lettura globale dell’opera che descrive lo spazio, il tempo e l’evoluzione: leggibili attraverso le tracce pittoriche.
L’installazione, realizzata nello spazio più elevato dello studio, è caratterizzata da uno strato di soffice polvere di gesso dove, per descrivere le tracce nello spazio, sono state sistemate levigate pietre provenienti dalla Sardegna accostate armonicamente a quelle più ruvide del salento e per descrivere il tempo sono stati usati dei cocci di diversi periodi e un'antica tegola in maiolica con il chiodo che serviva per fissarla. Tutta la manifestazione è stata caratterizzata da un dialogo continuo fra le opere e i visitatori che sono stati sempre accompagnati a cogliere l’idea dell’artista.
I possibili percorsi d’interpretazione che hanno portato a comprendere il significato del titolo, sono stati tre. Il primo ha riguardato la lettura dell’installazione che ha raccontato delle tracce nel tempo e nello spazio, il secondo è stato quello della partecipazione alla performance per coglierne il significato e il terzo è stato quello dell’analisi dell’opera, composta da venticinque moduli-traccia.  Federica Murgia

Individuazioni XIII Edizione


Firenze, GALLERIA D'ARTE MENTANA
Piazza Mentana, 2/3 r, Firenze T: 055 211985 - 335 1207156 F: 055 2697769 galleriamentana@galleriamentana.it
Presenta
Individuazioni XIII Edizione
Artisti:
Alejandro Fernandez
Angelo Petrucci
Domenico Palopoli – Zauber
Ivan Galluzzi
Salvatore Fiume
Inaugurazione: Sabato 22 ottobre 2011 ore 18.00
Fino al 15 novembre 2011-10-10
L’impegno per l’arte della galleria Mentana di Firenze porta alla XIII Edizione dell’importantissimo evento “ Individuazioni” che, anche quest’anno, ha carattere d’internazionalità con la presenza delle opere dell’artista peruviano Alejandro Fernandez.
Un tratto distintivo è dato da artisti che hanno percorsi che li hanno resi molto conosciuti, non solo negli ambienti specializzati. I pittori e i fotografi, scelti con speciale cura, sono: Angelo Petrucci, Domenico Palopoli – Zauber, Ivan Galluzzi, Alejandro Fernandez, sono presenti, inoltre, alcune sculture di Salvatore Fiume.
Le opere in mostra rappresentano un confronto delle pluralità creative di artisti che, usando strumenti e metodologie differenti, giungono a soluzioni originali, narrate, anche, dalle nuove tecniche, che si manifestano non solo nell’essenzialità e nella raffinatezza operativa ma anche in quella ideativa e compositiva. Le particolarità stilistiche rispecchiano il mondo intimo e la spiccata personalità creativa di ciascuno e rivelano anche la coerenza nel cogliere le istanze della cultura e del tempo. Gli artisti si muovono fra figurazione, segno e astrazione. Elementi che s’intuiscono nelle cinque grandi fotografie, scattate in notturno, di Domenico Palopoli – Zauber, nelle scultoree figure di Angelo Petrucci, nei paesaggi nostalgici di Ivan Galluzzi, nelle armonie cromatiche di Alejandro Fernandez e nelle dinamiche sculture di bronzo policromo di Salvatore Fiume che, con le sue opere, dona una vena di storia dell’arte a tutta la manifestazione.
Angelo Petrucci
La figura tra spazio e materia 
Nelle masse cromatiche di corpi morbidi segnati da linee definite, che scolpiscono i soggetti dei dipinti di Angelo Petrucci, si palesano turbamenti e angosce segrete che danno  forma alle sensazioni di sessualità negata o nascosta. Nella rappresentazione di nudi, che non vogliono sottrarsi alle rotondità delle linee materne, è come se la sensualità definita venisse mortificata in immagini schermate da persiano o dalla penombra. Conscio e inconscio dialogano nei contornanti segni dei corpi senza veli, nei visi schivi o nascosti, di chi volendo sfuggire alla realtà la deve vivere. Pare che si voglia denunciare, con i toni grevi dei bruni, un mondo di sofferenza e di allontanamento di chi cerca di eludere i giudizi e i conformismi legati alla carnalità mostrata. Gli evidenti graffi, diventati ferite degli animi, segni del tempo e di angosce del vivere che hanno lasciato tracce tangibili e solo apparentemente dimenticate, vengono esaltati dalle texture ruvide dei supporti.
Domenico Palopoli – Zauber
Nelle foto di Domenico Palopoli – Zauber, ritroviamo l’attimo che afferma una sensazione capace di rispecchiare tutta l’interiorità dell’artista. Nei suoi scatti ritroviamo la sensibilità di chi ricerca l’essenza dei luoghi. Vedute di città e di natura si vestono dei colori e delle forme della spiritualità delle luci. L’istante del fotogramma racconta l’eternità del paesaggio e l’uomo. Ecco un cielo che si rispecchia in uno scorcio di mare donandogli inconsueti toni di blu che, incupendosi, virano in violacei che ci narrano di tramonti: presagi di turbamenti. La luce, che illumina lo sperone di scoglio, che pare affiorare dallo scenario, evidenzia i verdi di speranze positive che si perdono nell’acqua per riemergere, al di là dell’ombra delle rocce, tingendosi delle calde striature del calore dell’arancio. Domenico Palopoli – Zauber, con le sue inquadrature, con la scelta del momento, sa rendere originali e insoliti luoghi conosciuti.
Ivan Galluzzi
Ivan Galluzzi è un artista che ricerca la natura descrivendola con particolare sensibilità. La vena di malinconia che sembra avvolgere i suoi paesaggi, dipinti con l’amore per le cose note e familiari, fa emergere la nostalgia per i luoghi amati. Le masse di verdi striati da tocchi più chiari, grovigli inestricabili di vita, raccontano dell’uomo. I casali dai tetti rossi spioventi, che contrastano con le armonie dei colori d’estate, raccontano di vita e lavoro. I riflessi, dati da tratti di chiarismo abbacinante che illuminano cieli, acque e rivi, diventano armonia musicale di una natura incontaminata che pare gioire del concento dei colori che la animano. La campagna romagnola, dai toni smorzati, s’integra nei gialli di un trattore che, nonostante la sua mole, sembra aver sempre fatto parte del luogo. Piccole sculture, ceramiche, che raccontano la tradizione, sono il pretesto per la narrazione del suo Io che, nelle piccole cose semplici, ritrova l’armonia.

Alejandro Fernandez
Descrivendo i suoi mondi interiori narra di ricordi, non più nitidi ma scolpiti profondamente nel suo animo, che, palesandosi in cromie e segni, diventano mappa delle emozioni e di paesaggi della nostalgia. Il Perù, presente nei colori e nelle forme, sembra accompagnarlo arricchendo e non condizionando la sua idealità artistica. Nei suoi dipinti l’armonia, interrotta alcune volte da macchie scure d’inquietudine, è nel racconto suggerito, anche, dal genius del paese d’origine. Gli aranci, che lasciano emergere tracce d’ombre, mettono in risalto il racconto della striscia narrativa dove le geometrie e gli oggetti sono pretesto per la rappresentazione del suo animo che manifesta l’essenza dell’humus che l’ha nutrito. Quella di Alejandro Fernandez è una pittura solare che mostra la spiritualità del segno unito all’uso gestuale del colore, esaltato da grafismi eleganti che racchiudono l’idea dell’essenza della vita.                    Federica Murgia

2011-09-25


Luigi De Giovanni - Specchia / Firenze
Spazio espositivo: Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (Lecce). Info: cell. 3292370646; tel. 0833 537034 - mail: lmfedeg@libero.it - sito web: www.degiovanniluigi.com.
Titolo: Tracks: tracce -
Data del vernissage: 7 al 20 ottobre 2011, tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00.
Data di chiusura:  20 ottobre 2011, tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00.
Abstract: Luigi De Giovanni - Specchia / Firenze
“Eventi organizzati in occasione della settima edizione della Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI.”
Il giorno 8 ottobre 2011: performance che dura tutta la giornata. Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (Lecce), nell’ambito della mostra “Tracks: tracce” che si potrà visitare dal 7 al 20 ottobre 2011.
In mostra ci sarà un’opera composta da più moduli. Ciascun modulo è traccia dell’intera opera. Durante la performance sul pavimento dello studio verrà messa una polvere chiara che, involontariamente, i partecipanti porteranno via sotto le suole delle scarpe. Le loro orme, nelle strade circostanti, diventeranno Tracks: tracce.
Orari di apertura: tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00 – Ingresso libero
Orario del vernissage: 07 ottobre ore 17.00
Curatori: Testo a cura di Francesca Paba - Allestimento a cura di Stefania Branca
Organizzata da: IL RAGGIO VERDE di Lecce - info@ilraggioverdesrl.it  
Artista: Luigi De Giovanni
In occasione della settima edizione della Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI Il giorno 8 ottobre 2011, performance presso lo Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (Lecce) e partecipazione con evento speciale alla “COLLETTIVA DEGLI ARTISTI DEL CENTRO CULTURALE”
Presso Spazio Culturale Mentana - Via della Mosca, 5 - 50122 - Firenze.
Dall'1 ottobre al 19 ottobre 2011.
Firenze, GALLERIA D'ARTE MENTANA
Piazza Mentana, 2/3 r,  Firenze T: 055 211985 - 335 1207156 F: 055 2697769   galleriamentana@galleriamentana.it   www.galleriamentana.it

Tracks: tracce – a cura di Francesca Paba
Con questa mostra l’artista vuole evidenziare l’importanza dei segni da lui lasciati sulla tela, metafora delle bianche tracce trasmesse involontariamente dal percorso delle persone. Con i primi prende forma un dipinto con i secondi la storia grande e piccola dell’uomo.
Tracce sono quelle di un pennello carico di colori. Esse descrivono la storia intima di Luigi, mostrando non solo la sua cultura ma anche quella dei suoi antenati che ne hanno plasmato il carattere. E’ l’artista che parla nel silenzio rivelando il suo conscio e il suo inconscio.
Le sue sono pennellate di sofferenze e di gioie. Sono tracce di sentimenti che danno luogo a spirituali viola, a verdi speranze, a rosse passioni e a neri pessimismi. I colori s’incontrano creando una poesia malinconica: racconto di Luigi De Giovanni.
L’opera in mostra vuole essere espressione di antichi luoghi che conservano o sono tracce del passato: testimonianze dell’umanità non sempre riconosciute e rispettate.
Tracks nei sogni, nella sensibilità di un animo che le dipinge, nei percorsi segnati da lontani tratturi di religiosità della vita. Traccia è un frammento di coccio, ancora testimone del tempo in cui era oggetto, ci dice del lavoro, della cultura: descrive la società a cui era appartenuto.
Venticinque sono i moduli che compongono l’unica opera in mostra e ciascuno, nei segni interrotti e nei colori, racconta l’intero: il particolare che riporta al tutto, al gesto che l’ha dipinto, all’istintività dell’attimo creativo, all’intento dell’artista. L’opera è una mappa che si rifà ai segni reali di un corpo, ad un viso segnato dagli eventi, alla spiritualità nascosta, all’humus che ha alimentato Luigi.
Ogni modulo è una traccia con significato proprio. Da questo si arriva alla performance che prende senso negli inconsapevoli tracciati dei visitatori, che indicano percorsi, che indicano storie. Orme che conducono a luoghi lontani e a più lunghi cammini spirituali, che si vorrebbero mantenere segreti.
Le persone lasciano e intrecciano fisiche tracce del loro passaggio, creano nelle strade pennellate della loro andatura, dapprima dal contorno nitido e ben definito che vanno via via a sfumare. Passi, soste che, più chiaramente, raccontano del gusto di lasciare una traccia come prova di sé e della propria storia.                          Francesca Paba





 Echi di guerre Ancora pochi giorni per poter visitare la mostra e l’installazione “Echi di Guerra” di Luigi De Giovanni, inaugurata per la ...