2010-11-23
mostra di luigi de giovanni a cagliari
Galleria d'arte "LA BACHECA"
Via Dei Pisani, 1 - 09124 Cagliari
Presenta
LUIGI DE GIOVANNI
Titolo: Dai paesaggi della Barbagia di Seulo ai paesaggi dell’anima
Artista: Luigi De Giovanni
Data: dal 4 al 31 dicembre 2010
Inaugurazione: sabato 4 dicembre ore 18.30
Orario: dalle 17.00 alle 20.00
Info: Tel.070 663396
e.mail: lidia@bachecarte.it
http://www.bachecarte.it/
www.degiovanniluigi.com
Luigi De Giovanni, dopo le mostre tenute a ottobre 2010 a Lecce, Lucugnano e Specchia, riguardanti il Salento, sua terra d’origine, presenta i suoi quadri, che prendono in considerazione la Barbagia di Seulo in Sardegna, sua terra d’adozione, a Cagliari.
Gli aspri territori della Barbagia di Seulo dai clivi boscosi, dai colori addolciti da un ambiente, anche umano, naturalmente accogliente, sono afflato delle sue opere che da questi luoghi è partito per dipingere paesaggi che conservassero la spiritualità del territorio.
Nella mostra, che verrà inaugurata il 4 dicembre alla galleria “La Bacheca”, ci saranno opere realizzate a Taccorì, Perdascinonpesada, Perdabila e dalla casa di Giorgio e Maria a Genneserra. Località di Seulo, che con i loro climi, sono state capaci di interloquire con l’animo dell’artista, sino a creare quel pathos leggibile nelle tele.
Nel concento di colori, nei segni, alcune volte bruschi, che seguono i profili sino a prenderne il messaggio del tempo, si trova l’artista con le sue angosce, le sue gioie, il suo modo di percepire la natura e la società.
I dipinti, dove le ombrose foreste dalle tinte digradanti sono scaldate da un contrasto d’estiva erba secca, dove gli scorci, che vanno di monte in monte, vengono interrotti dalla vegetazione più vicina che si presenta in grovigli d’arbusti, di foglie, di realtà prossima che lascia spazio all’immaginazione e alla scoperta di piccoli mondi, sintesi dell’immenso, suggeriscono una ricerca di vita coerente con la natura, dove tutto è armonia.
Le pennellate di rocce, in alcune parti levigate dal tempo in altre rese appuntite dall’azione delle intemperie, originano palcoscenici di meditati cromatismi riflessi sulle tele: diventate maestosi specchi di questo meraviglioso angolo di Sardegna.
I tacchi, dalla bassa vegetazione, che precipitano in pareti verticali che danno asilo a delle grandi varietà faunistiche e a un’incantevole vegetazione di lecci e macchia mediterranea, s’intuiscono negli orizzonti, spesso rosati. C’è una sensazione di vertiginosa compenetrazione che fa avvertire il baratro: minaccia incombente del vivere e inconscia paura dell’ignoto.
I boschi, che scendono nelle valli e nei burroni sino ai greti dei fiumi e dei tanti torrenti, sono diventati tavolozza dove un sapiente pennello ha attinto tracce di toni e di linee, solo alcune volte demarcate in modo netto, che hanno segnato magicamente un misterioso dialogo con la natura.
I paesaggi dell’animo di De Giovanni prendono forma portando il messaggio dei luoghi: il genius loci.
I pensieri dell’artista s’intuiscono nelle poesie delle tecniche a olio e ad acquerello ma diventano narrazione liberatoria nelle aggressive e disincantate tecniche miste, dove utilizza simbolici indumenti usati e materiali di rifiuto.
Le delusioni di chi sperò in una società più giusta sono impresse nei quadri di scalate sociali e con l’urlo dei Jeans che mostrano i sogni del sessantotto, tradito.
Ecco le lacerazioni, i gridi di aiuto, la ricerca di libertà, il ripetersi ossessivo di “1968”, che denunciano i tradimenti, gli arrampicamenti di scale metaforiche per arrivare al potere. In queste opere, dalle tinte forti e dalle poche linee date da violente scudisciate cromatiche che lasciano sulla tela dei solchi dolorosi e profondi, racconti di angosce e speranze, si avverte la delusione di un sognatore che non riesce ad accettare le ingiustizie, la prepotenza, la non coerenza con la natura. Il tempo è passato smorzando la forza dei sogni del 1968 e lasciando tracce di ceneri ancora bollenti.
Questa mostra diventa anche un dialogo fra le terre che lui ama.
E’, quindi, importante che questa, si faccia dopo, “paesaggiooltrepaesaggio” LECCE/LUCUGNANO/SPECCHIA, un ciclo di esposizioni, presentate da Maurizio Nocera. Diventate un modo per far conoscere il mondo dell’artista che, partendo dal paesaggio del Salento, terra d’origine, dal paesaggio enigmatico della Sardegna, terra che l’ha accolto nel suo peregrinare alla ricerca di una pace che può trovare solo in se stesso, indagando i fiori, nature morte che raccontano la vita, si è soffermato sui jeans, indumenti assorti a simbolo di una rivoluzione non solo di costume, ha presentato il suo modo d’intendere l’arte. Federica Murgia
2010-09-28
PaESAGGIOOLTREPAESAGGIO
AMACI: ASSOCIAZIONE MUSEI ARTE CONTEMPORANEA
9 ottobre 2010: Giornata del Contemporaneo Sesta edizione
PROVINCIA DI LECCE - COMUNE DI SPECCHIA LECCE
LECCE/LUCUGNANO/ SPECCHIA
LUIGI DE GIOVANNI
9/23 Ottobre 2010paesaggiooltrepaesaggio
Un ciclo di esposizioni che mette in luce il mondo dell’artista che, partendo dal paesaggio del Salento, terra d’origine, dal paesaggio enigmatico della Sardegna, terra che lo ha accolto nel suo peregrinare alla ricerca di una pace che poteva trovare solo in se stesso, indagando i fiori, nature morte che raccontano la vita, si sofferma sui jeans, indumenti che hanno significato una rivoluzione non solo di costume, presenta il suo modo d’intendere l’arte in tre mostre che vogliono essere percorso del suo animo, delle sue angosce, del suo modo di percepire la natura e la società.
PAESAGGIOOLTREPAESAGGIO
personale di pittura
Luigi De Giovanni
Puglia e Sardegna, luoghi amati, sognati.
Una ricerca pittorica per indagare con sensibilità luoghi geografici e dell’anima trasferendo sulla tela infinite emozioni.
9-23 ottobre 2010
Vernissage 9 ottobre 2010 ore 18.00
Interviene Simona Manca
Vicepresidente Provincia di Lecce e Ass. alla Cultura
Antonio Biasco Sindaco di Specchia
Galleria Bernardini
Testo a cura di: Maurizio Nocera
22 Ottobre 2010
Laboratorio con il maestro Luigi De Giovanni sul paesaggio nell’arte contemporanea rivolto ai bambini e ragazzi della città di Lecce
LUCUGNANO (TRICASE)
14 ottobre CASA COMI ore 17,30
“L’arte contemporanea del 900 nel Salento”
Interventi
Alessandro Laporta
Maurizio Nocera
Apertura della mostra
“La poetica dei fiori” di Luigi De Giovanni
Vernissage 14 ottobre ore 19,30
Interviene Simona Manca Vicepresidente Provincia di Lecce e Ass. alla Cultura
14-23 ottobre 2010
LECCE/LUCUGNANO/ SPECCHIA
9/23 Ottobre 2010
SPECCHIA
Jeans: le visioni pittoriche di Luigi de Giovanni
15/23 ottobre
Capanne dellu Ripa a Specchia
15 ottobre laboratorio con il maestro Luigi De Giovanni sul paesaggio nell’arte contemporanea rivolto ai bambini e ragazzi della città di Specchia
Sono previsti in mattinata itinerari guidati e in serata
visita della mostra allestita a Casa Comi (Lucugnano)
Segreteria organizzativa
Il Raggio Verde edizioni ed eventi d’arte
info: 339.4038939
www.ilraggioverdesrl.it
info@ilraggioverdesrl.it
PROFUMO DI FIORI
I fiori, i paesaggi e le nature morte di Luigi De Giovanni
Mi chiedo: ma quand’è che ho incontrato il pittore Luigi De Giovanni? È accaduto, almeno credo, qualche anno fa a Cardigliano di sopra (Specchia), la mitica “città” Guisnes
dei sogni miei e di Antonio L. Verri. Negli anni ‘70/80, quando ancora Cardigliano era solo preda del vento, dei cani randagi e di qualche incontro d’amanti ingannevoli (chi mai può dimenticare le centinaia di graffiti, segni e grossolani dipinti erotici che ornavano le pareti dei capannoni, che un tempo erano stati usati come magazzini per stendere le foglie di tabacco a seccare). Cardigliano di sopra era stato anche nostro luogo d’incontro, perché il Verri l’aveva scelto come scenografia di riferimento per uno dei suoi romanzi più belli, “I trofei della città di Guisnes”. Oggi Cardigliano è un’altra cosa: è un villaggio dall’aspetto urbanistico fresco e lindo, con un’altissima pala eolica e le vecchie dimore restaurate assieme a quella deliziosa chiesetta al centro della grande strada, che noi consideravamo una piccola basilica di San Marco nella campagna leccese. È nella nuova Cardigliano di sopra che, una sera d’un’estate di qualche anno fa, ho incontrato il pittore Luigi De Giovanni. Esponeva le sue ultime opere: fiori e paesaggi salentini e sardi. Il Salento e la Sardegna sono i luoghi dell’anima del pittore, in essi egli vive e opera, attraverso essi il suo pensiero d’artista si libera e corre veloce verso soluzioni cromatiche che stupiscono. Alle amiche (Giusy Petracca e Antonietta Fulvio) de Il Raggio Verde, la casa editrice che organizzava l’evento-mostra a Cardigliano, dissi subito che ero incantato, spaesato, in trance. Davanti ai dipinti di De Giovanni avvertivo una strana sensazione percettiva: magicamente, le mie narici s’inebriavano del profumo di quei fiori che vedevo dipinti. Davanti al grande vaso di girasoli (un chiaro omaggio a Van Gogh) ho sentito spargersi dal dipinto il tipico profumo acre del fiore americano; e davanti al dipinto di alcuni mandorli con i fiori appena sbocciati, sono stato avvolto dal profumo della primavera che arrivava (il mandorlo dalla nostre parti, in Salento, ma anche in Sardegna, fiorisce già in gennaio, cioè quando ancora è inverno pieno e la nuova stagione lo coglie appunto nel sorriso dei suoi fiori); e ancora, davanti ai vasi con i fiori di campo, mi sono sentito confuso nelle quadricromie dei lentischi, mirti, timi; e stupito tra i fiori delle calendule arvensis, dei papaveri di ogni dimensione, dei gialli alissi di Leuca; e ancora davanti ai becchi di gru di gussone, bocche di lupo, garofanini salentini, foglie di borragine arrossata, gialle ginestre spinose a più non posso; e ai cardi a capolini rossi, e ancora davanti a tantissima erica pugliese con i suoi delicati fiorellini rosei con corolla campanulata; infine, mi sono sentito perduto in quel roseo-violaceo dei fiori della legousia speculum-veneris; e in tanti, tanti altri colori di fiori degiovannei. L’artista diede pure dei titoli a quei suoi dipinti che ancora tengo effigiati sul palcoscenico della mente. Si tratta di titoli che a rileggerli oggi nel bel catalogo “Luigi De Giovanni / Le vibrazioni della natura” (Firenze 2000)” supportato dalla Galleria d’arte Mentana e curato da Paolo Levi, mi sospingono ad esperienze fantastiche, a sollecitazioni che mi fanno sognare mondi sorretti ancora dal desiderio di vivere, che mi incitano a ben sperare nella bellezza della vita. “Il davanzale” è un dipinto con vasi di fiori su un tavolo davanti ad un’idea di finestra; “Risveglio” è un dipinto con due alberelli di mandorli in fiore su un declivio dalle differenti tonalità del verde; “Primavera a Seulo” è il trionfo del giallo dei fiori d’acacia che prorompe dal dipinto spargendosi nella vastità dello sguardo dell’ammiratore; “l’Ogliastra” è un tenero paesaggio sardo con montagne che baciano il cielo; e ancora “Ulivi a Specchia”, dipinto dal quale è possibile percepire la sofferente contorsione dei tronchi degli alberi d’ulivo, albero caro alla vergine Athena, ed alberi che ci dicono che nella città natale dell’artista, Specchia appunto, nel mitico Capo di Leuca, la vita, non sempre facile, ha comunque il colore del verde, anzi verdissimo come forte richiamo alla speranza. Ma l’incanto e la mia trance toccano la vetta del sentimento davanti al dipinto “La casa del vento”, dove la maestria dell’artista ha prodotto una policromaticità che s’interseca con la variabilità degli umori dell’uomo ammiratore,
sorretto dalla nostalgia del tempo perduto: si tratta di una casina rosea (mi viene in mente quella sull’isola dell’esilio di Pablo Neruda, il grande poeta cileno, nel film “Il postino” del sempre caro Massimo Troisi), sperduta su un limitare di costa salentina con appena una traccia di mare in una variopinta cromaticità di macchia mediterranea con fiori e colori dell’intera iride. Paolo Levi ha scritto che «Luigi De Giovanni [è un] artista romantico e intimista, [che] porta in luce con sguardo meticoloso gli angoli più solari di una campagna che palpita di colori, di riflessi luminosi, di orizzonti lontani, dove l’occhio ormai si perde in un’onirica trasfigurazione». Quanto afferma il critico d’arte non solo è vero, ma lo è tanto di più da farlo percepire persino ad uno spettatore sprovveduto dell’opera dell’artista, sempre solare e aperto ai giuochi delle “forme” del colore che, come sappiamo, emergono con sfolgorio dalle raffigurazione dei fiori, delle nature morte, dei paesaggi che egli, indubbiamente poeta del pennello, adagia con determinazione sulla tela. Anche Mauro Manunza coglie bene il senso della pittura di De Giovanni quando con lievità avverte il lettore che «i colori forti, rabbiosi, gli incastri di luminosità accompagnano ancor oggi la sintassi descrittiva di Luigi De Giovanni che dalle impressionanti tempere di tanti anni fa ha ricavato l’esperienza pop, le geometrie, i vortici, le tecniche miste, i jeans, la cartapesta, la juta, l’urlo visualizzato della disperazione psicopatica». Manunza cita un fare arte dell’artista che è davvero sorprendente, dove il risultato pittorico va oltre lo stesso buco bruciato sulla juta nell’opera di Burri. Un solo esempio, affascinante, travolgente, che incolla lo spettatore all’opera, è quando ci si trova davanti ai suoi dipinti sui Jeans, i cui colori e le cui pennellate sono colpi di sciabola sui dispiaceri, sulle sofferenze del mondo, soprattutto in quel mondo fatto di miseria, di discriminazione, di violenza gratuita. L’affermazione di Nicola Nuti («per Luigi De Giovanni quella pittorica rimane l’attività espressiva più efficace e intima, la più gratificante in termini poetici». E sì, anche questo è vero, perché, soprattutto nei dipinti di fiori, nature morte e paesaggi salentini e sardi, non si può raggiungere un livello così alto di espressività policromatica se non si è poeti, se non si è masticata l’aspra foglia del verso che si fa armonia.
Mi fa riflettere la nota critica di Tommaso Paloscia, scritta nell’ormai lontano 1995, quando afferma che «i fiori, splendidi termini di un linguaggio che ha radici profonde nella coscienza di De Giovanni e che torna alla luce, finalmente, quando l’ossessione delle elaborazioni mentali si cheta. Riacquista così nella semplicità dell’espressione meridionale la forza in cui riemerge la purezza del mito che ha nutrito nei millenni la gente di Puglia». Anche in questo caso si tratta di una costatazione certa, perché è proprio così, la Puglia, e di essa quella parte che ha visto nascere l’artista, il Salento, altro non è che un ancestrale grumo di miti fatto di colori, di fantasmi che vagolano sui cornicioni delle case di pietra, di monaci basiliani che di notte, come certe notti di qui, di luna piena, se ne vanno silenziosi per coste marine alla ricerca della pietra della conoscenza e, a loro volta, si incontrano con fate ed elfi che anche loro vanno alla ricerca di nascondigli dove ripararsi dagli sguardi cattivi dell’uomo nero. Luigi De Giovanni è nato in questi luoghi, tanto da pensare alla sua pittura come quella di un elfo, “invasato” da una fantasia di colori che la forza della speranza proietta sulla tela. Su un catalogo del 1998, Salvatore Antonio Demuro scrive che «i fiori nei vasi paiono rincorrersi in una massa cromatica pulsante di vita, ritmati incalzati dagli stimoli interiori del pittore che comunica immagini poetiche». E qui siamo nuovamente alla poesia, cosa che ci fa dire definitivamente che la pittura di Luigi De Giovanni è il canto melodioso di un poeta che al posto delle parole usa i colori, usa i segni vibrati sulla tela.
Per questo ha ragione la signora Giovanna Laura Adreani quando scrive che «il mattino, quando ancora la giornata deve prendere fisionomia, con i suoi silenzi e i momenti di sospensione, è un momento magico per l’artista, perché proprio allora s’intraprende il colloquio fra tela, luce e colore. Il cavalletto accanto alla finestra, da dove irrompe la luce con cui stabilire il dialogo, è il primo fulcro della sua attenzione».
Appunto magia, arte della veggenza e della trasformazione degli elementi che, nelle fatate mani di Luigi De Giovanni, si fanno fiore che bacia l’amore, montagna che cammina, sogno pan di spagna, ed è il pittore stesso ad affermare che, per lui, «l’arte è la ricerca fatta momento per momento, [arte che] è la sua vita, i suoi sentimenti, i suoi turbamenti. L’arte [che per lui] è poesia della figura, del paesaggio e dei fiori che cambiano con la luce. L’arte è nella luce forte del Salento ed in quella enigmatica della Sardegna. L’arte è nell’angoscia e nella sofferenza del vivere, è nel vissuto dei Jeans. L’arte, [il pittore] la ritrova nella parte più spirituale della vita».
Maurizio Nocera
2010-05-04
Le Personali in collettiva 2010
GALLERIA D’ARTE “MENTANA” DI FIRENZE
Arte Moderna e Contemporanea
Piazza Mentana, 2 - 3 - 4r.
50122 – Firenze
Info: Tel. galleria +39 055 211985
Cell. personale: +39 335 1207156
E.mail: galleriamentana@galleriamentana.it
www.galleriamentana.it
Presenta:
Le Personali in collettiva 2010
Inaugurazione: Sabato 8 Maggio 2010 ore 18.00
Data chiusura: 2 Giugno 2010
Abstract: Questa mostra è un incontro di artisti, anche stranieri, che, con diversi orientamenti espressivi, descrivono il loro mondo interiore. Nelle loro opere i colori e le forme diventano palesamento di racconti: espressione di culture e di modi di vivere l’arte.
Catalogo in galleria
Curatore: Giovanna Laura Adreani
ARTISTI:
Marialuisa Sabato, HeSì’en, Roswitha Schablauer, Liliana Rossini, Angele Audibert – Beltramo.
Orari: 11 - 13, 16.30 - 19.30
Chiuso Lunedì mattina e Domenica
Marialuisa Sabato, con pennellate efficaci e colori insoliti, racconta la natura, diventata un pretesto, per parlare di se stessa. Le sue opere sono impressioni suggerite e mediate dalla sua sensibilità pittorica. Descrivono, con tinte forti e chiaroscuri, l’ordine della vita sulla terra e ne mostrano armonie e dissonanze. I colori, dati di getto, sono un’esplosione emotiva di vitalità che si coniuga con la mestizia ed il dolore. Improvvise cromie d’azzurri e di bianchi virano verso i viola, colori dello spirito, ispirando un'inquietudine sospesa, anche i rossi, portatori d’energia gioiosa, non riescono a far emergere il loro messaggio ma si perdono in oscuri d’angoscia. Le ombre dialogano con le sfumature e con l’artista alla ricerca dello spirito, descrivendo sensazioni di malinconica tristezza e di gioia solo apparente.
Le opere di He Sì’en trovano ispirazione nella cultura cinese e nella sua simbologia grafica e rappresentativa. Gli animali raffigurano il fato e l’uomo con le sue passioni. He Sì’en li racconta in modo personale e inserendo piccoli segni di caratteri alfabetici. Con i colori, crea climi che fanno pensare all’ineluttabilità dell’essere e alla giustificazione spirituale dell’esistere. Vi si riconosce un aspetto ludico con farfalline, pesciolini e animazioni colorate. I colori vengono dati con campiture tecniche differenti. L’animale, che conserva solo idealmente l’attinenza con il reale, emerge con cromie nebbiose ma in modo preciso ed uniforme mentre colature ampie, istintive e leggere pennellate di bianco, gli fanno da contrasto. In queste opere c’è un amore dell’artista per le sue radici, raccontato con poesia da simboli riconosciuti.
Nelle opere di Roswitha Schablauer si coglie la spiritualità naturalistica. L’artista riesce a conservarne l’essenza anche quando esegue opere che si avviano all’astrazione. Le colate di giallo e d’arancione, che incontrano fiammeggianti rossi, si aprono, in prospettiva, a scorci di paesaggi che evidenziano i brumosi cieli dell’interiorità. L’armonia compositiva viene scossa dal gesto pittorico istintivo dove il colore è diventato il protagonista dell’espressione dell’animo. Negli acquerelli il concento coloristico, dei paesaggi e delle nature morte, appare più attinente al reale e in un gioco di velature racconta il genius delle cose. Colori più pastosi e inserimenti di tessuti originano un gioco di luci ed ombre dove segni significativi danno luogo a ritmi continui che oscillano tra una calma apparente e un dinamico movimento di segni e sfumature.
Nella pittura di Liliana Rossini c’è l’inseguimento della luce rubata all’ambiente, fissata con coerenza sulle tele, con sicure spatolate d’abbondante colore. I momenti della vita prendono forma nei paesaggi, negli animali, nelle nature morte: soggetti preferiti dall’artista che li dipinge con espressività ricca di suggestioni. Nelle sue opere emerge una profonda analisi dell’ambiente con risultati efficaci sotto il profilo della comunicazione. L’armonia del ritmo dei tocchi di colore, ben calibrato, da significato all’intera opera dell’artista che nella rappresentazione della natura coglie i continui cambiamenti del paesaggio. L’allegoria dell’animo umano è in un cielo d’ombre minacciose che contrasta con i cavalli ripresi al pascolo, che sembrano non rendersi conto dell’incombenza di un temporale: tempesta dell’esistere.
L’artista Angele Audibert – Beltramo gioca con la materia ricercandone il genius, spirito della pietra, che la guiderà magicamente alla forma. Il grezzo e il levigato diventano l’incontro fra ambiente e idea dell’artista: un racconto intimo che rivela la bellezza nascosta del marmo e la creatività di Angele Audibert – Beltramo, che sa trovare nelle tracce del tempo, linee guida presenti nel frammento di roccia, l’aspetto terreno delle cose. Il suo intervento origina sculture dove nelle parti levigate prende forma l’emozionalità dell’uomo. Interessanti sono le sue maschere che narrano d’antiche culture: diventando sensibili racconti di segni che si rincorrono alla ricerca dei sentimenti. L’amore è un dono rappresentato nelle linee curve che legano due cormorani che descrivono la dolcezza, la serenità e la fiducia: vita che continua.
Cagliari 13 aprile 2010 Federica Murgia
2009-12-21
2009-12-12
luigi de giovanni a firenze
GALLERIA D’ARTE MENTANA
FIRENZE
Piazza Mentana, 2/3r
Telefono e Fax 055.211985
cell. +39 335.1207156
www.galleriamentana.it
galleriamentana@galleriamentana.it
VALORI DI CONTINUITÀ 2009-2010
Inaugurazione: sabato 12 dicembre 2009 - dalle ore 18.00
La mostra terminerà il 10 Gennaio 2010
Come di consuetudine anche quest’anno, in occasione del Natale, la Galleria Mentana presenta una selezione di opere di artisti accuratamente selezionati negli anni.
A dare maggiore rilievo all’evento ci sarà la TV Toscana ed il Professor Pier Francesco Listri che ne illustrerà i contenuti.
L’attività della galleria d’arte Mentana di Firenze, diretta da Giovanna Laura Adreani, è nota ed apprezzata. Da oltre 35 anni promuove artisti che con il tempo si sono affermati, nel panorama non solo italiano.
La mostra “Valori di continuità” è il discorso fra galleria, città di Firenze e gli artisti:
Francesca Coli, Marialuisa Sabato, Rosario Bellante, Clara Polvani, Anna Luisa Roma, Bianca Vivarelli, Angelè Audibert – Beltramo, Marco Garofalo, Luigi De Giovanni, Vittoria Marziari, Susan Kerr, Patrizia Voltolini, Johanna Oras, Walter Buscarini, Sergio Benvenuti, Vittorio Tessaro, Annie Gheri.
Questi nell’evento ritrovano, idealmente, le ragioni delle loro ricerche.
Valori di continuità è una mostra che annuncia già nel titolo il significato. Coinvolge artisti che, pur nella diversità stilistica e concettuale, perseguono la stessa finalità sotto il profilo dell’arte e che, benché facciano delle ricerche personali, si ritrovano nella tradizione dell’uso delle tecniche e degli strumenti specifici della pittura, della scultura e della fotografia. Nelle loro opere c’è la significazione del loro pensiero e del loro animo. C’è ricerca dell’attimo, del vero o del verosimigliante; c’è il sentimento che si palesa mettendo a nudo l’IO.
Dipinti, sculture e fotografie danno un messaggio immediato che si lascia leggere senza bisogno di un mediatore. In loro parlano la simbologia dei colori, le luci del tempo, i segni che svelano la dolcezza o la ruvidezza dell’animo, i soggetti diventati pretesti per significare la spiritualità del percepire.
Per queste opere non c’è bisogno d’intellettualismi che le giustifichino perché, come nelle trame di un libro le parole raccontano, qui le pennellate, i colpi di scalpello, gli scatti fotografici sono frammenti di narrazione d’arte visiva: racconti intimi.
La mostra “VALORI DI CONTINUITÀ 2009-2010” è il riconoscimento al valore del fare la ricerca artistica ricordando la tradizione, del ritrovarsi in una galleria, per confrontarsi e crescere. E’ il riconoscere l’importanza dell’Artista che opera in prima persona: un ritorno ai valori di civiltà che rischiano d’essere persi nella spersonalizzazione del virtuale.
L’evento avrà un prosieguo con alcune opere, degli artisti presenti in questa mostra, che verranno presentate al Palagio di Parte Guelfa dal 23 dicembre 2009.
Federica Murgia
2009-10-18
CONTEMPOR-ART
GALLERIA D’ARTE MENTANA
FIRENZE
Piazza Mentana, 2/3r
Telefono e Fax 055.211985
cell. +39 335.1207156
www.galleriamentana.it
galleriamentana@galleriamentana.it
CONTEMPOR-ART 2009
Rassegna d’arte contemporanea di pittura, scultura, fotografia, video-installazione e performance.
Inaugurazione: Sabato 31 ottobre ore18.00
Dal 31 Ottobre al 18 Novembre 2009
La galleria Mentana si apre agli ultimi fermenti dell’arte con una mostra che cerca di captarli. E’ un primo appuntamento che la Direttrice artistica della galleria, Giovanna Laura Adreani, rivolge al pubblico: abituato a mostre, in qualche modo, legate alla tradizione.
E’ arte fatta, per lo più, senza i classici strumenti per la pittura e la scultura, ma che ricerca una partecipazione profonda dei fruitori.
Scatti fotografici, video, tecniche miste, assemblaggi di materiali di scarto o rifiuto, installazioni e performance, sono attori di questo evento in un dialogo e una frammistione fra arti visive, scrittura, poesia e musica: uno squarcio d’avanguardia dei nostri tempi.
I protagonisti di questa rassegna sono:
LUIGI DE GIOVANNI, JANAX, TAUROS, CATERINA PERRONE , GABRIELA NATERA, LUCA DI FEDE, PAOLA VAN DER HULST, PAULINA SLEBODZINSKA,MARCO GAROFALO.
Artisti che fanno un percorso che avrà una prosecuzione, con proposte di contemporaneo nel futuro della galleria. Saranno appuntamenti biennali, che presentando la ricerca nell’arte, porteranno ad un approccio alle nuove tecniche e alle nuove espressioni. Saranno eventi mirati alla scoperta di talenti che operano nel contemporaneo con nuove idee e nuovi discorsi.
Questa mostra è una scossa sia sotto il profilo formale, per l’uso dei materiali e degli strumenti, che per la poetica dei sentimenti che hanno originato le opere. Le motivazioni e i contenuti di queste sono una riflessione sulla contemporaneità e le tendenze del pensiero artistico d’oggi: arte che prende spunto, anche, dall’effimero, spesso, diventando, essa stessa, effimero.
In questo evento ritroviamo opere, generate da un progetto e immediatamente consumate, anche rifacendole diventerebbero diverse. Di esse rimane traccia nei documenti filmici o fotografici a testimonianza di qualcosa che è finito e non più esistente.
Alcune opere descrivono conflitti sociali che sono ben collocabili nel tempo e nello spazio che le ha ispirate, altre hanno una carica molto simbolica. Possiamo distinguere i tortuosi labirinti dell’animo in opere che denunciano il disagio del vivere, i tormenti dell’incomunicabilità, in una società che va troppo di fretta.
Scudisciate di luce, colori aggressivi e foto che scandagliano la profondità degli animi e delle cose, parlano dell’uomo che troppo preso dal suo Io dimentica gli altri e la natura.
“CONTEMPOR-ART“ è uno specchio della società che rincorre il tempo e consuma non solo le cose ma anche le idee. Federica Murgia
2009-10-16
2009-09-14
mostra di luigi de giovanni a bologna e lecce
STUDIO LEGALE IURA
Via Rodolfo Audinot, 31
40134 Bologna
Tel. 051.58.77.035 (4 linee r..a.)
Fax 051.58.77.038
E-mail: info@studioiura.it
Inaugurazione: 18 settembre alle ore 17,00
Ingresso solo con invito
Dal 18 settembre al 2 ottobre 2009
IL RAGGIO VERDE - EDITORIA E COMUNCAZIONE
Via Veneto, 13 –
73100 Lecce Tel. 0832/347892
mail: info@ilraggioverdesrl.it
Inaugurazione: 18 settembre alle ore 18,30
Ingresso solo con invito
Dal 18 settembre al 2 ottobre 2009
Luigi De Giovanni in contemporanea, con mostre personali in uno studio legale ed in una casa editrice: due spazi non deputati all’arte, che si aprono ad essa. Esperienze in luoghi di questo tipo non sono nuove. Da tempo si fanno mostre in alberghi, negozi, studi d’architettura, circoli, chiostri, antichi palazzi, nonché cave per esporre scultura, edifici minerari eccetera: forse meno formali ma egualmente intriganti, efficaci e funzionali alla conoscenza e alla diffusione dell’arte. E’ come che si volesse dare all’arte una veste di quotidianità, di qualcosa che vive con l’uomo e in tutti i luoghi dell’uomo: tracce di sentimenti.
A Bologna è lo studio legale internazionale “IURA”, non nuovo a queste iniziative, che diventa galleria; a Lecce “IL RAGGIO VERDE - EDITORIA E COMUNICAZIONE”, casa editrice che, d’arte si occupa editando libri e cataloghi, che ne assume le vesti.
L’estro di De Giovanni è nelle cose della natura, è nelle angosce che attanagliano l’animo umano. Le opere dell’artista sono d’ispirazione impressionista, dal tratto fortemente espressionista, per giungere all’informale, nelle tecniche miste e nei jeans. Il suo è il mondo della luce che vibra nel colore che da forma. E’ la spiritualità, è il pathos che si palesa nelle opere: suggestioni ed emozioni d’attimi che vengono fermate nel dipinto. E’ come se avvertisse il genius loci e con esso interloquisse comunicandolo nell’espressività delle pennellate e del colore.
L’artista, preso dalla furia creativa, con i colori e i pennelli, aggredisce la tela bianca ricercando una pacificazione che non trova. La sua è una catarsi gestuale e intellettiva che dura il tempo della creazione dell’opera: un’esigenza interiore di ricerca continua.
Il suo spirito inquieto trova significato nella pittura e con la pittura.
Allo studio Iura presenta opere che hanno come soggetti fiori, paesaggi del Salento e un jeans: una panoramica del suo mondo creativo.
I fiori non sono soggetti banali e vengono dipinti dall’artista in tutti i loro stadi. Essi sono la vita interpretata nei suoi tempi e nelle sue funzioni: sono boccioli dell’infanzia, sono la gioia delle promesse della giovinezza, sono la mestizia dell’età adulta, sono il freddo inverno della vecchiezza.
Le sue opere parlano di fiori di campo che mostrano tutta la loro spontaneità e libertà del vivere: l’artista non ama gli artificiosi, perfetti fiori in raffinate composizioni da fioraio. L’artista, nei soggetti che lo ispirano, ricerca il suo animo. Nella casa Editrice il Il Raggio Verde è in scena il salento. Dipingere il paesaggio è per l’artista calarsi nell’intimo del luogo, viverne la spiritualità.
Nelle sue opere si avverte la religiosità e la malinconia per un esistere breve: un soffio sottile, che è nel suo rapporto con la natura, ammanta i colori investiti dalla malinconia del suo animo.
Il salento da una scossa al suo spirito e le linee crude del paesaggio, gli attorcigliamenti degli antichi ulivi, i rossi della terra, si palesano in una drammaticità dolorosa che prelude all’urlo dei jeans. Jeans lavoro, jeans protesta: ribellione passionale contro le ingiustizie, di un ex sessantottino che continua a soffrire e a denunciare con pennellate taglienti e colori urlanti.
Federica Murgia.
Studio Legale IURA
Via Rodolfo Audinot, 31
40134 Bologna
Il raggio Verde - Editoria e Comuncazione - Via Veneto, 13 –
73100 Lecce Tel. 0832/347892
mail: info@ilraggioverdesrl.it
Luigi De Giovanni
http://www.degiovanniluigi.com/
via Piccioni n° 21 Cagliari
via Garibaldi n° 1 Specchia (Le)
Telefono / fax: .
070.664489
arts@degiovanniluigi.com
2009-04-04
2009-03-22
2009-03-01
fiori
GALLERIA D’ARTE MENTANA
FIRENZE
Piazza Mentana, 2/3r
Telefono e Fax 055.211985
HYPERLINK "http://www.galleriamentana.it" www.galleriamentana.it
HYPERLINK "mailto:galleriamentana@galleriamentana.it" galleriamentana@galleriamentana.it
Titolo dell’evento: FIORE
Vernissage: 8 marzo 2009 ore 18.30
La mostra si protrarrà fino al 28 marzo 2009
Abstract
Attraverso il fiore, preso come simbolo, un percorso di riflessione sulla condizione della donna e un elogio alla sua creatività: pittura, scultura, fotografia, poesia e prosa, performance teatrali e musicali.
Ingresso: libero
Catalogo in galleria
ARTISTE:
FAIKA AL HASAN, SUSY BELLAMI, BERNAKI, LUCIANA BIAGINI DEL BIANCO, FRANCESCA COLI, MIRIAM DE BERARDIS; SUSANNA DEIANA, MARIA ROSARIA GARBATO, ANNIE' GHERI, MARGARET KARAPETIAN, VITTORIA MARZIARI, MARIA MICOZZI, CRISTINA MISITI, ADRIANA MUSCETRA, EMANUELA PABA, AGNESE PICCI, CLARA POLVANI, ANGELA MARIA SANNA, GIANNA STOMEO, BIANCA VIVARELLI, PATRIZIA VOLTOLINI.
PROGRAMMA:
Inaugurazione: 8 marzo 2009, ore 18,30
Presentazione mostra a cura del prof. Pierfrancesco Listri.
Seguiranno:
Lettura di Maria Cencetti sul tema 8 Marzo.
Spettacolo teatrale condotto dall'Artista Bianca Vivarelli e dalla sua compagnia.
Omaggio, alle donne presenti, di prodotti del Centro Bellezza Benessere New Estetica.
Ore 20,30 cena con buffet , spumante musica e dolci.
FIORE
Il fiore, raccontato nelle sfumature dei suoi significati, diventa la linea guida di quest’evento artistico.
Sono le donne che parlano servendosi della pittura, della scultura, della grafica, della fotografia, della poesia e della prosa, e di performance teatrali e musicali. Un concento, d’espressioni artistiche, che vuole mettere in mostra il talento e l’animo del gentil sesso.
Non più in piazza a protestare, con gonne a fiori e zoccoli di legno, per ottenere ed affermare i propri diritti, le donne artiste, questa volta, per esprimere il loro pensiero, hanno preso pennelli, colori e gli strumenti dell’arte. Con loro hanno scritto l’amore, la rabbia, la pazienza, la gioia di vivere e di contare.
Il fiore, titolo della mostra, è diventato fiore di vita, fiore d’allegria, fiore d’amore, fiore di rabbia, fiore di pace e di guerra.
Le artiste invitate hanno prodotto delle opere che potessero dare una chiara idea della loro concezione dell’essere donna e, anche, di festa della donna.
Le loro creazioni non sono vessilli di passate lotte femministe ma narrazione di sentimenti del vivere. Rassicurano dicendo di non tremare perché non sono tornate le streghe ma ci sono le donne più consapevoli e più giuste con loro stesse.
Ciascuna ha interpretato il tema con la propria specificità stilistica, infatti, non ci sono state delle rigide consegne. Hanno descritto il mondo al femminile e i ricordi atavici della sofferenza e della sopportazione: poesia e dramma del raccontare la vita.
Il tema assegnato le ha stimolate, per questo sono stati presi in considerazione detti e aforismi. Si dice che le donne non si toccano neanche con un fiore…. “Fiore”…?
Quante volte le donne si sono viste regalare un fiore che aveva ancora profumo di bruciante frusta!
E’ stata considerata la ragazza, fiore di sogni, anche se, spesso, per lei la fioritura dura un breve periodo: troppo presto arriva il dovere che la rinchiude in una routine.
Il Tim della galleria Mentana ha voluto proporre una storia, a molte voci, che contemplasse le sfumature del mondo della maggior parte dell’umanità che solo apparentemente è debole.
Le artiste non si sono risparmiate nelle idee e nei racconti.
C’è l’evento, meraviglioso, del parto e l’urlo atroce di dolore della puerpera, gli amori, la pazienza, la dolcezza, la violenza e la follia, spesso unico rifugio dalle angherie. Questi sentimenti sono diventati “momento creativo” d’impareggiabile espressività ed efficacia.
L’analisi, anche indiretta, non ha tralasciato la letteratura riguardante le donne e così che c’imbattiamo in “madonne” come Laura e Beatrice, in amanti vere o presunte, Giulietta e Francesca, Ginevra e Desdemona che di fiore avevano solo il fatto che si potevano guardare per essere, poi, trapiantate in altre case e recise. Donne, spesso, fiori che si avviano alla morte: piegate, violentate e private dei loro sogni dei loro sentimenti, della loro volontà e dignità. Le artiste hanno pensato alla Donna, quale Giovanna d’Arco, imprigionata in convenzioni, purtroppo, convenienti solo per i maschi.
Riflettendo ci rendiamo conto che, come dalla notte dei tempi, dietro un bellissimo poema c’è spesso una tempesta, se non una mortale trappola. L’imbroglio, riferito alla donna, si avverte subito nei modi di dire, angelo del focolare, madre esemplare dedita alla famiglia: quanti altri detti o aforismi, che la donna potrebbe non condividere, la citano!
In una sorta di rivalsa, il titolo della manifestazione artistica, ci riporta agli insetti impollinatori, che, attratti dai colori vivaci, si affannano intorno ai fiori più appariscenti. Sono usati per la conservazione della vita floreale ma riportano al mondo dei maschi, sempre alla ricerca dei “fiori” più belli da sciupare in un attimo.
Ecco la donna mamma che in un baleno tramuta il dolore e le fatiche del parto in infinito ed incondizionato amore per l’indifeso neonato, suo figlio, ancora intriso del liquido che l’ha tenuto in vita per nove mesi.
Nella galleria si percepiscono i lamenti delle donne che vivono la tristezza dello sfruttamento, degli abusi, della loro mancanza di diritti: oggetti resi inanimati e privati del pensiero da prepotenze ataviche e senza via di scampo.
Più doloroso è saper di donne che, romantiche e senza malizia, sono finite, ancora adolescenti, vendute per le strade da carcerieri, carnefici asserviti al dio denaro e alla violenza. Non sono bastate le battaglie femministe per affrancarle dal loro dolore, spesso, non visto e subito con rassegnazione.
Le urla di madri, figlie, sorelle che sopportano le angherie di famiglie ingiuste e senza affetto non scuotono i maschi che, tronfi della loro mascolinità, usano la donna come una vecchia ciabatta.
E’ tragico pensare che rispettose figlie, si facciano vendere e comprare per tre cammelli, una capra, un somaro e qualche altro bene mobile o immobile. Convenzioni della società moderna fanno del corpo di una donna un oggetto per vendere, ma a cosa sono servite le battaglie femministe! Si potrebbe pensare che ci sia poco da festeggiare in questo otto marzo. L’idea di festa non è inopportuna e senza senso, anzi è un modo per fare il punto su una situazione che si pensava superata e per andare alla ricerca di giustizia.
Le artiste hanno molto da dire su quest'argomento. Per troppo tempo non sono state messe in condizioni di esternare, appieno, la loro creatività e la loro genialità. Considerando l’arte si scopre che sino agli anni sessanta, non s’incontrano molte pittrici o scultrici nei testi specifici. Vi poteva essere Artemisia Gentileschi, pittrice della prima metà del seicento, Camille Claudel, scultrice raffinata e di gran talento, ma, sfortunata nell’amore, morta in solitudine in un internamento forzato, senza speranza, senza più furore creativo, preda della sua depressione e dell’abbandono della sua famiglia, Frida Kahlo, pittrice che ha lasciato un gran segno, di personalità ed arte benché la sua vita sia stata breve e perché no Grazia Deledda che ha saputo raccontare la sua terra e vincere un Nobel.
Queste grandissime artiste sono poche se si considera il tempo ed il rapporto numerico maschi e femmine: i doveri delle madri e le convenzioni venivano e vengono sempre prima.
Questa manifestazione organizzata da donne per donne, elogio alla creatività femminile, ha dato spunto ad artiste, che hanno prodotto delle vere poesie. Loro hanno saputo affermarsi nel mondo ostico dell’arte nonostante i mille lacci e laccioli che le vincolavano alle consuetudini dell’essere.
Oggi, noi spettatori, facciamo silenzio: ci sono i FIORI che hanno molto da raccontare. Federica Murgia
2009-01-20
Scoprire i colori e amarli per sempre
Scoprire i colori e amarli per sempre.
Luigi a malapena si reggeva sulle sue gambette. Aveva da poco compiuto un anno ed oltre a gattonare cercava tutti gli appigli per camminare o conquistare la posizione eretta.
La madre, come spesso le capitava, era intenta a disegnare i decori per delle tovaglie; perciò aveva messo in giro matite colorate, tempere ed acquerelli.
Sentì bussare e si alzò, erano alcune ragazze che seguivano i suoi corsi di taglio. Si mise a parlare con loro perdendo, solo per poco tempo, di vista il figlioletto.
In quel momento Luigi, dopo tanti sforzi e capitomboli, riuscì a rizzarsi in piedi sulla coperta celeste. Senza esitare mise le sue manine, cicciotelle, in quell’oggetto poggiato sul tavolino che tanto l’aveva incuriosito negli ultimi dieci minuti. Era fatta: le sue manine erano diventate blu, rosse, verdi e gialle.
Stava per perdere l’equilibrio: piegò le gambe si curvò in avanti ma la forza di gravità vinse e atterrò sulla coperta, colorando qua e là. Si guardò le manine e cominciò a batterle, il risultato fu di un dripping involontario. Gli piacque.
La madre Santa era troppo intenta a parlare di girovita, fianchi, pence, e pieghe con le sue ospiti ed il bambino era così tranquillo che lei pensò che si fosse appisolato. Luigi era sveglissimo e di nuovo ondeggiando ed aggrappandosi alla sedia era in piedi e tastava con le manine sul tavolo alla ricerca della tavolozza. Ecco le sue mani erano ben impregnate ma aveva nuovamente perso l’equilibrio e si risedette bruscamente sulla coperta. Le mani erano ben cariche di colore e cominciò con i gocciolamenti e le striature su tutto quello che era alla sua portata. Non pago mise le mani in bocca ma con una smorfia di disgusto le allontanò subito. Passò ai capelli biondo chiaro e l’effetto fu meraviglioso. Tutto gli appariva magico sino a quando la madre non si voltò facendosi scappare un urlo disperato spaventando il piccolo artista che pianse a lungo. A pochi anni Luigi sottraeva furtivamente i colori alla madre, quando lei dipingeva sui tessuti e li lasciava incustoditi anche per brevi momenti. Colorava tutto, era come se non volesse accettare il monocromo. Colorava maglie, tovaglie, tovaglioli, lenzuola, coperte… perché risparmiare i muri! I pennelli, spesso, non gli bastavano. Per le sue originali creazioni, allora, usava le mani. I suoi occhi grandi, di un blu intenso, si contornavano di rosso, giallo, verde, come pure i suoi indumenti. La madre osservandolo pensò che sarebbe stato meglio aiutarlo nelle sue inclinazioni perciò sin dai primi anni di scuola gli insegnò ad usare i colori: pastelli, tempere ed acquerelli.
Questo bimbo aveva trovato la sua felicità: era un pittore.
Le sue doti artistiche suscitarono l’interesse degli insegnanti nella scuola elementare, che gli facevano colorare la maggior parte dei disegni.
Non tutto era semplice però, in quanto Luigi voleva fare a modo suo e non sentiva i consigli dei maestri. Questo gli procurò non poche punizioni. Quando aveva sette anni morì il padre e questo lasciò la sua famiglia nella disperazione più nera.
Frequentò le elementari fra Specchia e Roma, dove vivevano i nonni materni.
Intorno agli undici anni fu mandato in collegio dai Buoni Fanciulli, nella borgata di Primavalle a Roma, riservato ai ragazzini che avevano situazioni molto precarie. Fu un disastro. Qui, infatti, decisero di farlo diventare un tipografo. Furono guai!
La sua passione continuò ad essere la pittura anche se, non sempre gli era permesso di praticarla come lui avrebbe voluto. L’adolescenza fu difficile.
Luigi era diventato molto introverso e timido; mal sopportava i metodi del collegio. Sino allora era cresciuto con poche regole, grandi privazioni e molta fame. Dopo quattro anni fece ritorno al suo paese. A sedici anni, mentre frequentava l’Istituto d’Arte a Poggiardo, fece la prima mostra. Presentò opere che erano un’interpretazione di paesaggi dell’animo, piuttosto informali, con incursioni nelle nature morte e nella figura. Fu un successo che ancora oggi, al suo paese, ricordano in molti.
Si diplomò, specializzandosi in Scultura del Legno.
Nel frattempo era diventato un animo anticonformista e contestatore: i fermenti del sessantotto e degli anni settanta lo coinvolsero totalmente.
Le ragazze del paese, sue coetanee, raccontano di come attendevano l’arrivo di Luigi chiamato affettuosamente Gino capellone. Molte si erano invaghite del suo fascino di pittore ribelle e senza regole. In generale amava la musica del periodo ma era un gran fan dei Beatles e di Joan Beaz.
Le sue opere, antiaccademiche, cominciarono ad essere apprezzate da molti.
A vent’anni s’iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Roma dove si diplomò in scenografia. L’immagine che lo descrive, sia come artista che come uomo, è quella di uno che per i suoi ideali è salito e sale sulle barricate per difendere i suoi principi e le sue teorie. Federica Murgia
Cagliari !3/01/09
2009-01-17
.murmurofart
Performance
Valori di continuita'
Sabato 17 gennaio dalle 18:00 in poi in occasione della chiusura mostra Valori di Continuità gli Artisti si esibiranno in varie performance
Sabato 17 gennaio dalle 18:00 in poi in occasione della chiusura mostra Valori di Continuità
gli Artisti si esibiranno in varie performance.
Durante la serata verranno messi in vendita i biglietti per l'estrazione di un quadro il cui ricavato sarà devoluto ai bambini indiani di Suor Margaret.
Galleria Mentana piazza Mentana, 2/3/4R – Firenze
Tel. 055211985
Spazi coinvolti:
Galleria Mentana – piazza Mentana, 2/3/4R Firenze
E.mail: galleriamentana@galleriamentana.it
Sito: www.galleriamentana.it
Titolo: Valori di continuità
Orari d’apertura: 10.30/13.00 – 16.30/19.30
Ingresso libero
Artisti:
Rosario Bellante, Francesca Coli, Margherita Biondi, Luigi De Giovanni, Margaret Karapetian, Ursula Kofahl Lampron, Kostas, Annie Gheri, Elisa Macaluso, Vittoria Marziari, Filippo Mattarozzi, Roberto Pasquinelli, Clara Polvani, Vittorio Tessaro, Gianna Stomeo, Bianca Vivarelli, Patrizia Voltolini.
2008-12-01
valori di continuità
Galleria Mentana piazza Mentana, 2/3/4R – Firenze
Tel. 055211985
Spazi coinvolti:
Galleria Mentana – piazza Mentana, 2/3/4R Firenze
Spazio Culturale Mentana - via Della Mosca,5 Firenze
Spazio Espositivo Galluzzo - via Senese, 251R Firenze
Residence Porta a Prato - via Ponte alle Mosse,16 Firenze
E.mail: galleriamentana@galleriamentana.it
Sito: www.galleriamentana.it
Titolo: Valori di continuità
Inaugurazione: domenica 7 Dicembre 2008 dalle ore 17.30
Dal 7dicembre 2008 al 10 gennaio 2009
Abstract: La mostra si svolgerà in vari spazi e sarà una sintesi dell’attività annuale della galleria. Il giorno dell’inaugurazione ci sarà la presentazione del calendario. Gli artisti presentano una selezione della loro produzione recente.
Orari d’apertura: 10.30/13.00 – 16.30/19.30
Ingresso libero
Artisti:
Rosario Bellante, Francesca Coli, Margherita Biondi, Luigi De Giovanni, Margaret Karapetian, Ursula Kofahl Lampron, Kostas, Annie Gheri, Elisa Macaluso, Vittoria Marziari, Filippo Mattarozzi, Roberto Pasquinelli, Clara Polvani, Vittorio Tessaro, Gianna Stomeo, Bianca Vivarelli, Patrizia Voltolini.
VALORI DI CONTINUITÀ
La galleria Mentana, che da oltre 40 anni vivacizza la vita culturale Fiorentina e non solo, si appresta ad inaugurare un’interessantissima mostra intitolata”Valori di continuità”. Gli artisti presentano una selezione della loro ultima produzione. Sono linguaggi diversi che raccontano del mondo di ciascuno, disvelandone l’animo.
Le pennellate meditate o istintive ed i colori che parlano un linguaggio universale vengono resi unici da ogni artista.
E’ una mostra caratterizzata da molteplici stili espressivi messi insieme, dal tim della galleria, con gran competenza organizzativa e artistica.
Gli artisti partecipanti sono:
Rosario Bellante
Nelle vane promesse di una vita fiorita fa intravedere un percorso dove le gioie si perdono allo svoltare della curva. Le ombre si addensano e il sogno di felicità è oscurato.
Francesca Coli
Presenta il mondo della malinconia dove un corpo di donna messo a nudo ha assunto la tonalità monocroma di una solitudine grigia che lascia spazio solo al ricordo.
Margherita Biondi
Giaggioli e narcisi in primo piano sono l’anticamera per giungere ad un poetico villaggio dai tetti rossi e dalle colline ricche di vegetazione: verdi promesse di serenità.
Luigi De Giovanni
Guarda il mare e ritrova uno scorcio di gialli e di terre che segnano il tempo che passa. Il verde, che si specchia nella risacca, ricorda il rinascere e il ripetersi della vita.
Margaret Karapetian
Il grigio grafico non contrasta con i mondi esotici rievocati con segni ben decisi. Le ombre dei palmizi si spezzano nell’inseguire piani e incantevoli chiaroscuri.
Ursula Kofahl Lampron
L’artista non si sofferma nei particolari ma preferisce dare espressività alle opere. L’uso della terracotta e degli smalti cangianti che le ricoprono le rendono ancora più poetiche.
Kostas
Linee essenziali parlano dei tempi della vita. Il passato si fa presente prendendo forma di ricordi e di sogni. Una rosa rossa passione, è l’età adulta che riporta alla luna e ai giochi.
Annie Gheri
L’essenzialità e la poesia sono gli elementi che caratterizzano le sue opere. Le larghe pennellate, che esaltano lo scorcio segnato dalle sfumature del grigio, danno forma e contenuto.
Elisa Macaluso
Cumuli nembi si fondono con il mare creando un clima d’attesa. Schiumose onde aggrediscono un promontorio. E’ un moto continuo del tempo che segna la vita.
Vittoria Marziari
Nelle sue opere forza ed armonia interagiscono originando le forme. In esse si ritrova un dinamismo di linee che concorrono a creare dei movimenti e degli equilibri di gran fascino.
Filippo Mattarozzi
La maschera dell’apparire prende sembianze conosciute, per nascondere una sensibilità profonda e i turbamenti interiori messia nudo, anche, dalle tonalità del bianco e del nero.
Roberto Pasquinelli
La pittura sicura, che non teme il tempo, prende forma in paesaggi che danno tranquillità. E’ l’interpretazione dei cicli della vita che vibrano nei colori della natura con l’alternarsi delle stagioni.
Clara Polvani
Scorci di città, segnati dai tetti rossi, parlano di un profondo legame con la sua terra. L’amore per le cose conosciute viene magistralmente reso con un’armonia di colori.
Gianna Stomeo
I tramonti sfumano di rosso nei paesaggi che ci parlano della natura aspra e contorta della sua terra. Covoni di grano dorato, attorcigliati ulivi raccontano il Salento.
Tessaro
Le sue sculture parlano di grazia che prende forma ed equilibrio. Un’eleganza altera le contraddistingue e, benché siano realizzate in bronzo, trasmettono un profondo calore.
Bianca Vivarelli
Una sensazione di serenità pervade le sue opere che parlano di profili d’ambienti naturali preservati dalla devastazione dell’uomo. E’ il ritorno ai rassicuranti equilibri cromatici.
Patrizia Voltolini
I suoi quadri parlano di un vulcano interiore controllato con gran forza d’animo. Contrasti di colore, dati anche da oggetti incollati, sono solo spruzzi di gioia apparente. Federica Murgia
2008-06-26
LUIGI DE GIOVANNI: DA FIRENZE A SPECCHIA
LUIGI DE GIOVANNI: DA FIRENZE A SPECCHIA
Spazi aperti – collettiva - Galleria d’Arte “Mentana”- Piazza Mentana, 2/3R Firenze.
Dal 26 giugno al 26 luglio Inaugurazione 26 giugno ore 19:00
Nel passato nel presente
Dal 10 luglio 2008 Apertura estiva dello Studio “Sutta Le Capanne De Lu Ripa” - Specchia
Nel passato nel presente
Le turbolenze contestative della giovinezza di De Giovanni si sono assopite. Nella sua memoria gli echi di quella stagione si allontanano si fanno indistinti per riapparire nelle pennellate aggrovigliate delle sue opere: come aggrovigliati erano i suoi sogni di allora. I jeans, testimoni di un’epoca, simboli urlanti e contestativi, originati dalle sue angosce, ora sono stati deposti. Il tempo passato, con i conflitti esistenziali, ha tracciato i suoi solchi che riemergono nell’istintiva pittura: fedele compagna che rincuora De Giovanni sin dalla sua infanzia.
Il quarantennale della rivoluzione sessantottina, che cambiò il mondo, è oggi solo tempo che passa e non viene neanche celebrato. Quel periodo, che mutò i pensieri e i sentimenti degli allora giovani, ha lasciato sogni e molte macerie, più o meno dolorose, anche in De Giovanni. In lui, dopo lo smarrimento d’ideali infranti, sono emerse nuove emozioni che gli hanno fatto avvertire il richiamo della sua terra: l’humus che l’ha cullato bambino s’è fatto avanti con ritrovato vigore riconducendolo a Specchia, suo paese natale. Questo conosciuto luogo è ridiventato il suo genius loci: ispirazione e appagamento del suo animo, forse…, pacificato. Ecco nuove opere dove l’alchimia di colori e sentimenti parla di conciliazione dello spirito e d’armonia delle cose.
Gli ulivi, i mandorli, le siepi hanno assecondato il desiderio di quest’artista che con veloci pennellate ne ha colto, trasferendola nei suoi dipinti, l’essenza di luce e dell’esistere.
Il paesaggio dell’assolato Salento, riconosciuto come proprio dal suo Io, è diventato fonte d’ispirazione. Sulle tele il racconto del luogo viene fatto dalle contorte linee che si attorcigliano, che incrociano magicamente le rette della vita. Pennellate grondanti di colore si sono magicamente amalgamate con i sentimenti dell’artista in un unicum che è il dipinto: metafora del vivere.
Note biografiche
Luigi De Giovanni nasce, il 12 Febbraio del 1950, a Specchia (Lecce).
Si diploma all’Istituto d’Arte di Poggiardo nel 1969. Nel 1974 si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Dal 1970 al 1978 frequenta il Corso Libero del Nudo.
Federica Murgia
Cagliari 24 giu. 08
Spazi aperti – collettiva - Galleria d’Arte “Mentana”- Piazza Mentana, 2/3R Firenze.
Dal 26 giugno al 26 luglio Inaugurazione 26 giugno ore 19:00
Nel passato nel presente
Dal 10 luglio 2008 Apertura estiva dello Studio “Sutta Le Capanne De Lu Ripa” - Specchia
Nel passato nel presente
Le turbolenze contestative della giovinezza di De Giovanni si sono assopite. Nella sua memoria gli echi di quella stagione si allontanano si fanno indistinti per riapparire nelle pennellate aggrovigliate delle sue opere: come aggrovigliati erano i suoi sogni di allora. I jeans, testimoni di un’epoca, simboli urlanti e contestativi, originati dalle sue angosce, ora sono stati deposti. Il tempo passato, con i conflitti esistenziali, ha tracciato i suoi solchi che riemergono nell’istintiva pittura: fedele compagna che rincuora De Giovanni sin dalla sua infanzia.
Il quarantennale della rivoluzione sessantottina, che cambiò il mondo, è oggi solo tempo che passa e non viene neanche celebrato. Quel periodo, che mutò i pensieri e i sentimenti degli allora giovani, ha lasciato sogni e molte macerie, più o meno dolorose, anche in De Giovanni. In lui, dopo lo smarrimento d’ideali infranti, sono emerse nuove emozioni che gli hanno fatto avvertire il richiamo della sua terra: l’humus che l’ha cullato bambino s’è fatto avanti con ritrovato vigore riconducendolo a Specchia, suo paese natale. Questo conosciuto luogo è ridiventato il suo genius loci: ispirazione e appagamento del suo animo, forse…, pacificato. Ecco nuove opere dove l’alchimia di colori e sentimenti parla di conciliazione dello spirito e d’armonia delle cose.
Gli ulivi, i mandorli, le siepi hanno assecondato il desiderio di quest’artista che con veloci pennellate ne ha colto, trasferendola nei suoi dipinti, l’essenza di luce e dell’esistere.
Il paesaggio dell’assolato Salento, riconosciuto come proprio dal suo Io, è diventato fonte d’ispirazione. Sulle tele il racconto del luogo viene fatto dalle contorte linee che si attorcigliano, che incrociano magicamente le rette della vita. Pennellate grondanti di colore si sono magicamente amalgamate con i sentimenti dell’artista in un unicum che è il dipinto: metafora del vivere.
Note biografiche
Luigi De Giovanni nasce, il 12 Febbraio del 1950, a Specchia (Lecce).
Si diploma all’Istituto d’Arte di Poggiardo nel 1969. Nel 1974 si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Dal 1970 al 1978 frequenta il Corso Libero del Nudo.
Federica Murgia
Cagliari 24 giu. 08
LUIGI DE GIOVANNI: DA FIRENZE A SPECCHIA
LUIGI DE GIOVANNI: DA FIRENZE A SPECCHIA
Spazi aperti – collettiva - Galleria d’Arte “Mentana”- Piazza Mentana, 2/3R Firenze.
Dal 26 giugno al 26 luglio Inaugurazione 26 giugno ore 19:00
Nel passato nel presente
Dal 10 luglio 2008 Apertura estiva dello Studio “Sutta Le Capanne De Lu Ripa” - Specchia
Nel passato nel presente
Le turbolenze contestative della giovinezza di De Giovanni si sono assopite. Nella sua memoria gli echi di quella stagione si allontanano si fanno indistinti per riapparire nelle pennellate aggrovigliate delle sue opere: come aggrovigliati erano i suoi sogni di allora. I jeans, testimoni di un’epoca, simboli urlanti e contestativi, originati dalle sue angosce, ora sono stati deposti. Il tempo passato, con i conflitti esistenziali, ha tracciato i suoi solchi che riemergono nell’istintiva pittura: fedele compagna che rincuora De Giovanni sin dalla sua infanzia.
Il quarantennale della rivoluzione sessantottina, che cambiò il mondo, è oggi solo tempo che passa e non viene neanche celebrato. Quel periodo, che mutò i pensieri e i sentimenti degli allora giovani, ha lasciato sogni e molte macerie, più o meno dolorose, anche in De Giovanni. In lui, dopo lo smarrimento d’ideali infranti, sono emerse nuove emozioni che gli hanno fatto avvertire il richiamo della sua terra: l’humus che l’ha cullato bambino s’è fatto avanti con ritrovato vigore riconducendolo a Specchia, suo paese natale. Questo conosciuto luogo è ridiventato il suo genius loci: ispirazione e appagamento del suo animo, forse…, pacificato. Ecco nuove opere dove l’alchimia di colori e sentimenti parla di conciliazione dello spirito e d’armonia delle cose.
Gli ulivi, i mandorli, le siepi hanno assecondato il desiderio di quest’artista che con veloci pennellate ne ha colto, trasferendola nei suoi dipinti, l’essenza di luce e dell’esistere.
Il paesaggio dell’assolato Salento, riconosciuto come proprio dal suo Io, è diventato fonte d’ispirazione. Sulle tele il racconto del luogo viene fatto dalle contorte linee che si attorcigliano, che incrociano magicamente le rette della vita. Pennellate grondanti di colore si sono magicamente amalgamate con i sentimenti dell’artista in un unicum che è il dipinto: metafora del vivere.
Note biografiche
Luigi De Giovanni nasce, il 12 Febbraio del 1950, a Specchia (Lecce).
Si diploma all’Istituto d’Arte di Poggiardo nel 1969. Nel 1974 si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Dal 1970 al 1978 frequenta il Corso Libero del Nudo.
Federica Murgia
Cagliari 24 giu. 08
Spazi aperti – collettiva - Galleria d’Arte “Mentana”- Piazza Mentana, 2/3R Firenze.
Dal 26 giugno al 26 luglio Inaugurazione 26 giugno ore 19:00
Nel passato nel presente
Dal 10 luglio 2008 Apertura estiva dello Studio “Sutta Le Capanne De Lu Ripa” - Specchia
Nel passato nel presente
Le turbolenze contestative della giovinezza di De Giovanni si sono assopite. Nella sua memoria gli echi di quella stagione si allontanano si fanno indistinti per riapparire nelle pennellate aggrovigliate delle sue opere: come aggrovigliati erano i suoi sogni di allora. I jeans, testimoni di un’epoca, simboli urlanti e contestativi, originati dalle sue angosce, ora sono stati deposti. Il tempo passato, con i conflitti esistenziali, ha tracciato i suoi solchi che riemergono nell’istintiva pittura: fedele compagna che rincuora De Giovanni sin dalla sua infanzia.
Il quarantennale della rivoluzione sessantottina, che cambiò il mondo, è oggi solo tempo che passa e non viene neanche celebrato. Quel periodo, che mutò i pensieri e i sentimenti degli allora giovani, ha lasciato sogni e molte macerie, più o meno dolorose, anche in De Giovanni. In lui, dopo lo smarrimento d’ideali infranti, sono emerse nuove emozioni che gli hanno fatto avvertire il richiamo della sua terra: l’humus che l’ha cullato bambino s’è fatto avanti con ritrovato vigore riconducendolo a Specchia, suo paese natale. Questo conosciuto luogo è ridiventato il suo genius loci: ispirazione e appagamento del suo animo, forse…, pacificato. Ecco nuove opere dove l’alchimia di colori e sentimenti parla di conciliazione dello spirito e d’armonia delle cose.
Gli ulivi, i mandorli, le siepi hanno assecondato il desiderio di quest’artista che con veloci pennellate ne ha colto, trasferendola nei suoi dipinti, l’essenza di luce e dell’esistere.
Il paesaggio dell’assolato Salento, riconosciuto come proprio dal suo Io, è diventato fonte d’ispirazione. Sulle tele il racconto del luogo viene fatto dalle contorte linee che si attorcigliano, che incrociano magicamente le rette della vita. Pennellate grondanti di colore si sono magicamente amalgamate con i sentimenti dell’artista in un unicum che è il dipinto: metafora del vivere.
Note biografiche
Luigi De Giovanni nasce, il 12 Febbraio del 1950, a Specchia (Lecce).
Si diploma all’Istituto d’Arte di Poggiardo nel 1969. Nel 1974 si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Dal 1970 al 1978 frequenta il Corso Libero del Nudo.
Federica Murgia
Cagliari 24 giu. 08
2007-09-16
SPECCHIA ESTATE 2007
SPECCHIA ESTATE 2007
Specchia: un paese che, da riservato borgo agricolo, si appresta a diventare o, meglio, è diventato modello di sviluppo turistico sostenibile.
Si trova in una posizione dominante rispetto alla piana che si perde nell’infinito fra cielo e mare sino all’Albania, che costituisce un fondale di palcoscenico naturale.
Le quinte sono date dall’azzurro del mare che incrocia quello del cielo assumendo sfumature fantastiche.
La notte un’animazione di luci, più o meno luminose, descrive i profili di una miriade di paesi.
Specchia è caratterizzato dalle costruzioni in pietra leccese. Questa pietra è duttile e bella da vedersi.
La sua architettura presenta, spesso, archi, volte a botte e a stella ed è arricchita dalle volute che consente la pietra locale.
Il suo sky line sembra quello di mura e torrioni di un castello fatato: eretto per essere guardato.
La vivacità che in questi anni, frequento con gioia Specchia dal 1988, ha contraddistinto il suo sviluppo è ammirevole.
Quest’anno la mia gioia di trascorrerci l’estate e la meraviglia per la sua costante crescita, è stata tale da stupirmi: grazie, anche, agli ultimi lavori che hanno determinato prospettive architettoniche di maggiore respiro.
Il recupero dei frantoi ipogei, 26 quelli censiti, è un fiore all’occhiello del vivace borgo. Il consolidamento di quello di Via Garibaldi ha determinato anche il rifacimento della strada resa bellissima dalle nuove soluzioni architettoniche e dalla pietra di Cassano Murge ed ha portato a fughe visive di rinnovata gradevolezza.
Scoprire il paese è stato un imperativo delle mie vacanze e per questo mi sono avvalsa delle conoscenze dello studioso prof. Antonio Penna, che gentilmente mi ha guidato raccontandomi gli eventi storici, le stratificazioni architettoniche e culturali che hanno determinato Specchia, così com’è. Tutto nel paese parla di una storia molto antica.
Andar per chiese può essere una passeggiata che porta alla scoperta della religiosità che anima e ha animato gli specchiesi ed al recupero delle tradizioni che li hanno accompagnati.
Si può cominciare col visitare la chiesa bizantina di Santa Eufemia, una delle prime costruite in Puglia e restaurata negli anni ‘80. E’ sita a livello più basso nella zona del paese denominata, appunto, Sant’Eufemia, e sorge dove in epoca romana si erigeva la villa di Grassano. La chiesa di San Nicola di Mira, protettore di Specchia, è romanica e risale al 1300. Quella della Madonna del Passo è una laura basiliana, trasformata in chiesa alla fine del 500. Del 1400 è il convento dei Francescani Neri (o Conventuali), sito dove la tradizione narra che nel 1220 sia passato San Francesco che avrebbe profetizzato la nascita del convento stesso. A questo è annessa una chiesa romanica, a capriate, trasformata nel 1700 così come appare oggi. Addossata alla facciata della chiesa vi è la cappella di Santa Caterina d’Alessandria fatta costruire nel 1532 da Antonio Mariglia, nobile feudatario locale. Nella chiesa di Sant’Antonio che risale al 1600, si possono ammirare gli altari dedicati alla Madonna del Rosario e a San Luigi Gonzaga, fatti costruire dai Balsamo, baroni di Cardigliano. Sempre della seconda metà del 1600 è la chiesa della Madonna Assunta.
La Chiesa parrocchiale nella sua struttura originaria risale al 1400 ed è collegata alla ricostruzione del paese; ha subito continui rifacimenti ed è stata ampliata nel tardo Rinascimento, mentre le due navate laterali sono state aggiunte dopo la seconda guerra mondiale. Notevoli l’abside del 1605 e l’altare dell’Annunziata il cui quadro, di pregevole fattura, è attribuito a G. D. Catalano, pittore salentino di scuola napoletana.
Proseguendo in una passeggiata architettonica per le vie e le piazze del paese si possono ammirare le costruzioni ad uso di civile abitazione. Di grande suggestione ed importanza stilistica appare l’antico borgo che si trova addossato al castello. Racconta, in modo molto semplice, la differenza che c’era nel modo di vivere fra i poveri e i pochi ricchi che dimoravano nel paese.
In una posizione più elevata rispetto al borgo antico c’è l’imponente Castello Risolo che risale al 1400 e alla ricostruzione di Specchia. Detto castello venne poi ampliato e sistemato negli anni a cavallo fra la fine del 1600 e i primissimi anni del 1700. La parte più recente è stata costruita sul fossato alla fine dell’Ottocento quando venne risistemato definitivamente. Il portale del castello è tardo barocco.
Meritano d’essere visitate altre belle ed importanti antiche costruzioni fra queste il Palazzo Pisanelli, già palazzo Orlandi costruito nel 1700; in Via Ferrante Gonzaga un altro palazzo Orlandi del 1700 e quello dei Balsamo risalente al 1500 e restaurato nel 1700.
Il turista che va a Specchia non può andar via senza aver visitato alcuni degli antichissimi frantoi, scavati nella roccia, spesso a livelli differenti, recentemente consolidati.
Questa visita consentirà d’avere una chiara idea di come trascorsero la vita i poveri lavoratori, che dentro il frantoio passavano, senza mai uscire, gran parte dell’anno. Si rimarrà sconcertati nell’immaginare gli uomini e le gigantesche ruote delle macine che, ombre nel ventre della terra proiettate da deboli luci sulle pareti oleose, faranno pensare ad un mondo di favola che non sempre è a lieto fine. Percorrendo quegli ambienti, si sarà portati a riflettere su chi vi lavorò, sugli scenari di privazioni, di lontananza dagli affetti, di sottomissione e sfruttamento, di mancanza di privacy, di buio del tempo e degli animi.
Trascorrere l’estate a Specchia significa godere, oltre che delle bellezze, anche dei molti eventi che l’animano e che richiamano migliaia di turisti. Favorito questo, pure, dall’ideale posizione geografica del paese, infatti, è relativamente vicino all’incontaminato mare: si può scegliere fra gli scogli spettacolari e le spiagge bellissime.
Il calendario delle manifestazioni estive è sempre molto ricco e anche quest’anno non si è avuto il tempo per annoiarsi.
Il 25 giugno è cominciata la 3^ edizione del Torneo del Borgo dove provetti e meno provetti atleti hanno dato prova delle loro capacità calcistiche ed agonistiche.
La Piazza Aldo Moro è stato il luogo ideale per i bambini che quotidianamente, al calar della sera si davano convegno per iniziare i loro gioiosi giochi.
Dal 18 al 21 luglio presso Castello Risolo c’è stata la rassegna "Cinema del reale", ideata ed organizzata da “Big Sur, immagini e visioni”: è stata la quarta edizione. Questa festa del cinema ha avuto la direzione artistica del filmaker Paolo Pisanelli. La manifestazione rientrava nell’articolato programma del festival Salento Negroamaro, rassegna delle culture migranti della Provincia di Lecce. L’evento è stato dedicato agli autori, alle opere cinematografiche e video che presentavano, con una visione soggettiva, il vivere degli uomini di tutti i tempi in determinati ambienti. La manifestazione ha suscitato molto interesse, disturbata solo dal prevedibile caldo estivo.
Il 24 luglio, al Castello Risolo, la Biblioteca Comunale ha presentato: “Il Teatro dell’Allegria”, esperienza di un laboratorio d’arte e creatività, riservato ai bambini che hanno potuto dare voce alla loro istintività in un intreccio di canti, narrazione e immagini. La Piazzetta degli Artisti, dove da quest’estate sono state sistemate due sculture di Giovanni Scupola, dedicate alla Donna, Calice di Vita, c’è stata la proiezione di una serie di film curata da Carolina Giorno, Assessore Alle Pari Opportunità. Lo stesso assessorato e la Commissione Cittadina, il 27 luglio nella Piazza del Popolo, hanno dato il via ai coinvolgenti ritmi dei tamburi rullanti che hanno animato la ”Serata Sotto le Stelle”: Suoni e Ritmi del Salento con il gruppo Taranta Social Club.
Il centro donne “Ilaria Alpi” ha messo in programma i film “Notte Prima degli Esami” e “3 Metri Sopra il Cielo”.
La Festa di Santa Eufemia, nell’omonimo borgo, è un appuntamento atteso e ha caratterizzato lo svago dal 28 al 29 luglio. L’organizzazione è stata dell’Associazione Santa Eufemia con la collaborazione dei residenti che tanto s’impegnano per la buona riuscita. Durante questa festa gustosissimi panini, con fritture di verdure e salumi, hanno appagato il palato mentre danze, dal sapore di festa campestre, contribuivano a far divertire e digerire.
Il 4 agosto nell’atrio del Palazzo Protonobilissimo c’è stata la presentazione del libro “La stanza del tempo - racconti salentini”. L'opera, di Federica Ricchiuto, è stata presentata dal dott. Giuseppe Maria Ricchiuto e dal prof. Francesco Laterza dell’Associazione Nordsud di Villa Lagarina in provincia di Trento. Interessanti, per le riflessioni, sull’influenza del luogo nella produzione letteraria, gli interventi del dott. Francesco Caccetta, Assessore alla cultura del Comune di Specchia e del prof. Antonio Penna, studioso e conoscitore del luogo. La serata è stata coordinata dal giornalista Maurizio Antonazzo.
Dall’ otto al nove agosto, alla villa Comunale, con la 7^ edizione Festa degli Emigranti a cura dell’Associazione Italiani nel Mondo, con l’impegno grandissimo del presidente Fernando Villani, c’è stato il ricordo di quanti hanno dovuto emigrare per cercare lavoro. L’evento è stato celebrato con una bellissima mostra fotografica e con la partecipazione d’importanti personalità della politica e della televisione.
Un’acuta riflessione per immagini è stata la mostra personale di Luigi De Giovanni, curata da Giusy Petracca. La mostra, inaugurata l’undici agosto nella Piccola Galleria “Sutta Le Capannne De Lu Ripa”, era intitolata “SPACE AND TIME”.
Nella mostra si potevano ammirare opere scelte di vari periodi. Pitture ad olio su tela, tecniche miste su jeans, conducevano ad una riflessione sulla vita e l’uomo: immagini dell’animo dell’artista, da lui riportate con sensibilità sino a renderle comunicazione poetica.
“Lo “spazio e il tempo” è colore che cambia nei diversi ambienti, con l’alternarsi del giorno e della notte, con le stagioni, è jeans che parla di luoghi e d’eventi, non sempre belli. In queste opere si ritrovava una narrazione della sterilità dell’animo umano, saccheggiatore non solo dell’ambiente ma, spesso, anche dei sentimenti,
Un’univocità di discorso, poetico e pittorico allo stesso modo, che trova la sua ragione d’essere nell’analisi di "spazio e tempo" che conducono alla vita e alla distruzione di essa.
“Space and time”, dai molteplici significati, titolo della mostra che voleva essere il racconto di come l’artista avverte il mondo e l’arte”.
Un grandissimo successo, iniziato al tramonto e vissuto da migliaia di persone, è stato quello ottenuto dalla “Notte bianca 2007”, il 12 agosto.
La notte è stata caratterizzata da spettacoli, concerti, performance di teatro, danza, mostre d’arte contemporanea e un concorso writer. Non è stato un baccanale ma un crogiuolo d’idee, divertimenti all’insegna di tradizione e sperimentazione. Per una notte si è cercato di dimenticare i problemi e le angosce del vivere.
L’organizzazione della 1^ edizione della rassegna dei cortometraggi intitolata “A corto d’idee” è stata del "Forum dei Giovani di Specchia" in collaborazione con SaiettaFilm. Lo scopo di quella manifestazione era quello di valorizzare, promuovere e divulgare la cultura del cortometraggio come forma espressiva moderna, utile per sviluppare l’arte e il suo impiego nella comunicazione mediale. La manifestazione è risultata importante anche per lo stimolo dei giovani alla conoscenza di nuove figure professionali come quelle legate al cinema e alla televisione.
Il 18 agosto nell’Atrio del Castello Risolo si è tenuta una serata altamente culturale con la presentazione del libro di Duilio Giammaria, conduttore di “Uno mattina estate”, “Seta e veleni - Racconti dall’Asia Centrale”. Tutti i convenuti, durante la conferenza, erano col fiato sospeso, come se avessero ricevuto un violento pugno allo stomaco per le problematiche che si andavano chiarendo. Erano presenti: l’autore Duilio Giammaria, la Giornalista Silvia Famularo Quarta Colosso, il Sindaco di Specchia On. Antonio Lia, l’Assessore alla Cultura dott. Francesco Caccetta.
La sera del 26 agosto, nell’atrio del Castello Risolo, il "Teatro Solatia Specchia Onlus" ha presentato ''QUANTE VITE…'', la cui regia era di Rosaria Ricchiuto. Lo spettacolo teatrale era interpretato dalla stessa Ricchiuto e da Enza De Rinaldis. L’Atrio del Castello Risolo, diventato fondale, quinte e scena, ha risposto, in maniera formidabile, alle esigenze del copione scritto e diretto da Rosaria Ricchiuto. Tutta la compagnia è stata all’altezza delle situazioni, supportata da scenografie scevre ma eloquenti e da musiche adeguate. Sono stati belli i giochi di luce che hanno rimarcato parole e climi. Perfetto e coinvolgente è stato l’interagire degli attori con il pubblico, anche, con danze e con l’utilizzo, garbato, di tutto lo spazio: sia della scena che dell’atrio e delle terrazze del meraviglioso Castello Risolo. Al termine sullo schermo scorreva la poesia “Ode alla vita” di Pablo Neruda, contemporaneamente le attrici distribuivano delle piccole pergamene con la medesima poesia: pergamene rosa, come rosa è il sogno dei bambini, degli adolescenti, di tutti i giovani. Questa è stata una bella rappresentazione che poeticamente ha saputo porre i problemi più intimi del vivere.
Per un’estate così intensa di vitalità meritano i ringraziamenti l’Amministrazione Comunale di Specchia, nelle persone del sindaco On. Antonio Lia e dell’Assessore Cultura Dottor Francesco Caccetta, L’assessore alle Pari Opportunità, l’Assessorato alle Politiche Giovanili, il Forum dei Giovani, Centro Donne “Ilaria Alpi”, la Biblioteca Comunale e tutti i cittadini di Specchia che in qualche modo hanno collaborato alla buona riuscita di questa bellissima estate.
Personalmente ringrazio il prof. Antonio Penna: per la sua cortese collaborazione all’articolo e per avermi guidato alla storia di Specchia, facendomi appassionare.
Federica Murgia
Specchia 30 Agosto 2007
2007-09-13
SPACE AND TIME
Spazio espositivo: Piccola Galleria Sutta Le Capannne De Lu Ripa
Titolo: “SPACE AND TIME”
Vernissage: 11 agosto 2007 alle ore 20,00
Curatrice: Giusi Petracca
In mostra opere scelte, di vari periodi, che esprimono, coerentemente, il pensiero dell’artista sullo spazio e il tempo.
Pitture ad olio su tela, tecniche miste su jeans conducono ad una riflessione sulla vita e l’uomo.
“SPACE AND TIME”
Il rapporto “spazio – tempo” è ciò che Luigi De Giovanni coglie e riversa, dopo averlo fatto proprio, nelle sue opere. Queste non sono solo istantanee di ciò che vede, ma, anche, immagini del suo animo: sensibilità che si trasferisce nei colori sino a vivificarli e renderli comunicativi e poetici.
Lo “spazio e il tempo” è colore che cambia nei diversi ambienti, con l’alternarsi del giorno e della notte, con le stagioni, è jeans che parla di luoghi e d’eventi, non sempre belli.
Le pennellate che si sovrappongono, inseguendo la luce o le idee, diventano trasposizioni dei climi temporali che fanno emergere la poetica dello spirito. Mettono in luce, nel groviglio che prende forma, la follia e la cecità del genere umano che non rispetta se stesso e la sua casa: terra.
Osservando la natura ferita, l’artista, riflette amaramente sulla sconsideratezza dell’uomo e trasla i sentimenti nelle sue opere che diventano icone di dolore e di sogni.
Aleggia una lirica cruda, mitigata solo dall’armonia coloristica, in un rimando continuo all’uomo, al tempo e allo spazio.
Il tempo e la natura, spazio vitale, solo apparentemente sconfitti dall‘incoscienza umana, per De Giovanni, hanno sempre ragione e i fatti lo dimostrano.
La linea guida dell’esposizione è data dall’espressività aspra dei jeans che parlano, attraverso colori e segni aggressivi, di sogni infranti che coabitano con nuovi sogni, suggeriti dai paesaggi e dai fiori.
In queste opere si ritrova una narrazione della sterilità dell’animo umano, saccheggiatore non solo dell’ambiente ma, spesso, anche dei sentimenti,
Un’univocità di discorso, poetico e pittorico allo stesso modo, che trova la sua ragione d’essere nell’analisi di "spazio e tempo" che conducono alla vita e alla distruzione di essa.
“Space and time”, dai molteplici significati, titolo della mostra che vuole essere il racconto di come l’artista avverte il mondo e l’arte.
Federica Murgia
Spazio espositivo: Piccola Galleria Sutta Le Capannne De Lu Ripa
Piazza Del Popolo – Specchia (LE)
Orario d’apertura: dalle 19.00 alle 22.00
Ingresso libero
www.degiovanniluigi.com
arts@degiovanniluigi.com
cell. 3283516620
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