2011-12-06
2011-12-03
tracce di fede
Tracce di fede
LUIGI DE GIOVANNI
Inaugurazione: Martedì 06 Dicembre ore 19.00
Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Via Umberto I - Specchia
- Lecce
Introduzione: professoressa Bianca Paris
Presentazione: Antonietta Fulvio direttore responsabile Arte
e Luoghi Allestimento: Architetto Stefania Branca
Organizza: Il Raggio Verde eventi d’arte (Lecce) - cell. 339
4038939
Dal 06 dicembre al 30 dicembre 2011
Orario di apertura: dalle ore 10,00 alle 13,00 - dalle ore
17,00 alle 20,00
Info: cell. 3292370646 –
e.mail: lmfedeg@libero.it
Ragionando sulla natività...tracce di storia e di religione
Anno Domini... fuga nella Metafisica
di Antonietta Fulvio
Anno zero. Anno Domini. Comunque lo si voglia chiamare,
l’inizio della cro- nologia coincidente con la nascita di Gesù Cristo segna un
passaggio epocale. Spartiacque tra vecchio e nuovo, fu l’inizio del crollo
della Roma imperiale che non riuscì gestire il cambiamento sociale derivante
dalla diffusione del Cristianesimo. Sulla scia di queste riflessioni sulla
Storia, e su alcune tra le pagine più importanti del Nuovo Testamento, nel suo
atelier a Specchia, Luigi De Giovanni si sofferma a parlare mentre lentamente
la tela bianca sul suo cavalletto si riempe di segni... simboli,
caratteri...colori.
“L’uomo per natura è egoista e, nonostante siano passati tre
mil- lenni, senza contare i precedenti, pensa solo al proprio benessere, fa
niente se per raggiungerlo deve schiacciare gli altri. Non è un caso che il
pesce, simbolo di Cristo nell’iconografia cristiana,
Appena un mese fa ha concluso una personale inaugurata per
la Giornata del Contemporaneo dal titolo Tracce. Era partito da un’indagine
sull’evoluzione di oggetti radicalmente modificati dal progresso tecnologico e
usati, attra- verso anche il recupero della memoria contadina, come pretesto
per riflettere sulla società. Il passato e il presente. Ma al centro sempre e
solo l’uomo, comunque artefice del proprio destino ma anche strettamente legato
agli altri, perché l’uomo animale sociale non può vivere da solo. Ed è in relazione
sia raffigurato in una forma ben lontana dalla stilizzazione
clas- sica perché nella sua grossezza ho voluto rappresentare la falsa
ambizione di essere detentori della conoscenza. Da questo punto di vista siamo
ancora nelle caverne, il nostro sguardo è dentro la grotta, non fuori. Le paure
ancestrali che ci portiamo dentro sono sempre in agguato, la paura del buio
come della solitudine, della sofferenza, della morte opprimono il nostro
esistere e rendono sempre più problematiche le nostre 24 ore”.
agli altri che l’uomo scopre le proprie capacità come i
propri limiti e nel suo personale cammino lascia sempre qualche traccia dietro
di sé. Tracce che vengono da un mondo interiore dove trova spazio il proprio
credo spirituale e umano. Questo l’assunto di partenza di un nuovo ciclo di
lavori, dedicati al tema della Natività.
Il blu, colore spirituale per eccellenza, predomina nelle
tele dove elementi simbolici come le scale rappresentano una società che
continua a vivere in precario equilibrio tra croci che non sono grondanti di
sangue, ma bianche o azzurre rappresentano l’uomo con gli insoluti
interrogativi di sempre, quelli che fecero nascere nell’antica Grecia la
filosofia.... interrogativi come croci sparse nello spazio pittorico che
diventa metafora del mondo, del tempo che viviamo. Il segno sempre più incisivo
e materico definisce volumi che si sovrappongono sul piano in un rincorrersi di
linee curve e spezzate quasi ad evocare il percorso difficile e tortuoso che è
la vita per ogni singolo individuo e, per esteso, della comu- nità intera. I
colori intensi, quasi violenti, diventano espressione dei sentimenti, delle
passioni, delle sensazioni che affollano la mente e il cuore dell’uomo di tutti
i tempi.
“Non si può non ricordare il Natale tralasciando il
martirio, la morte, il motivo per cui Dio inviò suo Figlio sulla terra. La sua
nascita è legata alla rinascita, alla vittoria sulla morte grazie alla
Resurrezione, icona di libertà dal peccato. La figura di Pilato è emblematica
come la frase che pronunciò pre- sentando il Cristo flagellato - Ecce homo disse - pensando che aver ridotto il
Nazareno ad una maschera grondante di sangue fosse bastato ai farisei. Pilato
avrebbe avuto il potere di cambiare il corso degli eventi ma non lo fece. Non
riuscì a gestire il potere e, purtroppo anche se con formule diverse, la storia
si ripete continuamente. Il Natale mi porta ad una riflessione sul ruolo del
cristianesimo, sulla crocifissione che è inscindibile dalla Natività e sul
senso dell’esistenza in generale.”
La natività è da sempre un tema molto frequentato nell’arte
che vanta capo- lavori assoluti: dalla rappresentazione affrescata da Giotto
nella Cappella Scrovegni di Padova, alla tela di Lorenzo Lotto, ad esempio, che
dipinse la devozione della Sacra famiglia inserendo in un angolo buio della
grotta pro- prio il crocifisso. Alla Natività, purtroppo persa, del Caravaggio
che dipinse una Vergine, donna e madre ancora prostrata dalla fatica del parto
mentre guarda il suo Divino Bambino: in quella posa che non ha nulla di santo è
rac- chiusa tutta la santità dell’evento ma anche l’inevitabile senso del
dolore, di quel presagio di morte che è scritto anche nel destino del figlio di
Dio. Sovrapposta alla precedente festività pagana del Sol Invictus, o a quella Ebraica detta Hanukkah,
entrambe celebrate
il 25 dicembre, la nascita di Gesù Bambino è la festa che celebra il miracolo
della vita, l’unico che vede protagonisti anche noi poveri mortali; ma Cristo
nasce per un miracolo ancora più grande, la Resurrezione che implica il
sacrificio, il dolore, la morte.
“La vita è un insieme di emozioni e sensazioni contrastanti.
É amore e disperazione, gioia e dolore, ma anche lotta e tensione verso la
felicità. E’ quel che io chiamo il problema delle 24 ore.” E dal destino di do-
lore che Cristo trae la sua forza, ecco perché l’artista non sceglie di
rappresentare il momento della nascita ma il simbolo del sacrificio, passaggio
obbligato e scritto dall’Onnipotente perchè quella frattura tra Dio e l’Uomo
potesse essere colmata. Come per la personale Tracce, l’artista sceglie di realizzare
accanto ad alcune tele una composizione risul- tante dall’ assemblaggio di
dodici moduli - 12 i mesi dell’anno, 12 gli apostoli - un enorme quadrato
dove la tradizionale rappresentazione della Natività lascia il posto ad una
composizione nuova, provocatoria. Al centro della tela una grande croce, rossa.
E poi la frase Ecce Homo, le sigle SPQR, INRI che campeg- giano in lungo e largo sulla tela,
sovrapponendosi in alcuni punti, richiamando inevitabilmente l’attenzione sui
loro significati reconditi. Il colore rosso sembra zampillare come stille di
sangue, l’idea del sacrificio è intrinseca nella forma stessa della croce,
affiancata da due scale: la scala di Nicodemo diventa per l’artista simbolo
dello status sociale: “l’evento religioso della Crocifissione si insinua nella Storia, ne
diventa parte integrante la persecuzione del Cristianesimo per la Roma imperiale
fu un grande errore politico, l’inizio della fine... i Romani avevano già
sconfitto altri popoli in precedenza inglobando la loro cultura; si pensi ad
esempio a Cartagine, ma con Israele le cose andarono diversamente”. D’altra
parte un sistema schiavista quale era l’impero avrebbe mai potuto accettare la
religione che riteneva tutti gli uomini uguali? che gli ultimi sarebbero stati
i primi? che bisognava amare il prossimo come se stessi?
Lo sguardo che l’artista prima rivolgeva ai luoghi dello
spazio sono sempre più introiettati al proprio sentire, all’io che cerca di
farsi strada tra il groviglio di pensieri che la vita stessa scatena. Ogni
tanto qualche giallo/lampo di luce suggerisce il legittimo interrogativo ma una
via di fuga esiste?
“É la metafisica, il sogno. - La risposta decisa
dell’artista- É nella spiritualità che l’uomo ritrova il coraggio e la
determinazione per affrontare i propri démoni, di vivere la propria esistenza
risco- prendo la consapevolezza che la forza della rinascita è la libertà del
pensiero. Come insegna il messaggio evangelico la libertà nasce dalla
sofferenza, dal dolore.”
L’allestimento curato dall’architetto Stefania Branca affianca alla modulazione pittorica un’installazione così come accaduto nelle recenti personali tenutesi nell’atelier che, da luogo di ideazione e realizzazione dell’opera, si fa anche spazio interattivo con il pubblico. In virtù di un percorso che continua, tracce di gesso renderanno bianca la pavimentazione dove tra santini e rosari, icone di fede, ognuno potrà almeno per un momento riflettere sul significato più autentico del Natale. Un natale lontano dalla festa consumistica e non solo per il clima di recessione, ma perché traccia di una spiritualità ritrovata.http://www.murmurofart.com
2011-11-16
due mostre in contemporanea
Presenta due mostre in contemporanea
Inaugurazione il 19 Novembre ore 18:00
La mostra è visitabile fino al 29 Novembre 2011
·
Shogoro
artista giapponese presenta le sue ceramiche
·
Licia
Stanghellini Calamai “SPECCHI DELL’ANIMA”
15 OLII SU TELA DI ULTIMA PRODUZIONE
Orari: 11:00/13:00 -
16:30/19:30
Interverrà la Toscana TV
Il giorno 28 novembre 2011
alle ore 18.00 l’artista Shogoro presenterà la “Cerimonia del profumo” di tradizione giapponese.
La mostra è a cura di
Giovanna Laura Adreani
Per l’intera durata della
mostra saranno disponibili in galleria i libri dell’opera letteraria dello
scrittore Albo Calamai.
Con la mostra “Specchi
dell’anima” l’artista evidenzia il suo animo romantico, dove i fiori sembrano
volerci parlare di un intimo dialogo fra intelletto e natura.
Firenze, GALLERIA D’ARTE
MENTANA
Piazza Mentana, 2/3 r,
Firenze
2011-11-11
2011-11-03
2011-10-24
2011-10-20
Finissage Il giorno 20 ottobre chiude “TRACKS – TRACCE” la personale, con performance e installazione di Luigi De Giovanni
Finissage
Il giorno
20 ottobre chiude “TRACKS – TRACCE” la personale, con performance e
installazione di Luigi De Giovanni, tenutasi nello Studio “Sutta Le Capanne Du
Ripa”, Specchia (Lecce). Evento organizzato da: IL RAGGIO VERDE di Lecce, con testo
a cura di Francesca Paba e allestimento a cura di Stefania Branca.
"TRACKS
– TRACCE” volge al termine lasciando nelle moltissime persone, che si sono
avvicinate per vedere e vivere la manifestazione, un bellissimo ricordo -
traccia. La performance, che ha visto involontariamente coinvolti tutti i
visitatori, vissuta dai primi, che vi si sono avventurati con cautela, con una
certa preoccupazione, ha reso le persone consce che ovunque e comunque le
tracce si prendono e si lasciano. Passare sul soffice gesso, messo all’uopo
nello studio, lasciarvi sopra le impronte, uscire e portarsene appresso sotto
la suola delle scarpe, è stata la dimostrazione semplice che le tracce, come il
DNA, i reperti archeologici e storici, fanno parte del vivere.
Il
formarsi prima di alcune macchie, poi di un denso alone bianco intorno allo
studio, ha confermato l’intento dell’artista che ha così dimostrato che le
tracce, come le pennellate in un dipinto, si mischiano e si confondono, solo
con un’attenta lettura o indagine possono essere identificate e catalogate.
Nell’unica
opera pittorica di De Giovanni, esposta in modo molto originale, i segni e i
colori sono diventati descrizione del suo animo e del crogiuolo di tracce che
gli hanno lasciato i suoi antenati nonché le culture da lui incrociate. La sua
idea del mondo è quella di una traccia continua, dove il positivo e il negativo
descrivono la vita: l’uomo. L’unica opera pittorica presente racconta, quindi,
l’artista, la sua storia, la sua formazione, il suo IO: DNA della sua arte. I venticinque
moduli intercambiabili e fissati provvisoriamente, come tutto è provvisorio
nella vita, possono essere spostati. Un solo elemento invita a una lettura
globale dell’opera che descrive lo spazio, il tempo e l’evoluzione: leggibili
attraverso le tracce pittoriche.
L’installazione,
realizzata nello spazio più elevato dello studio, è caratterizzata da uno
strato di soffice polvere di gesso dove, per descrivere le tracce nello spazio,
sono state sistemate levigate pietre provenienti dalla Sardegna accostate
armonicamente a quelle più ruvide del salento e per descrivere il tempo sono
stati usati dei cocci di diversi periodi e un'antica tegola in maiolica con il
chiodo che serviva per fissarla. Tutta la manifestazione è stata caratterizzata
da un dialogo continuo fra le opere e i visitatori che sono stati sempre
accompagnati a cogliere l’idea dell’artista.
I possibili
percorsi d’interpretazione che hanno portato a comprendere il significato del
titolo, sono stati tre. Il primo ha riguardato la lettura dell’installazione
che ha raccontato delle tracce nel tempo e nello spazio, il secondo è stato
quello della partecipazione alla performance per coglierne il significato e il
terzo è stato quello dell’analisi dell’opera, composta da venticinque
moduli-traccia. Federica
Murgia
Individuazioni XIII Edizione
Firenze, GALLERIA D'ARTE MENTANA
Piazza Mentana, 2/3 r, Firenze T: 055 211985 - 335
1207156 F: 055 2697769 galleriamentana@galleriamentana.it
Presenta
Individuazioni XIII Edizione
Artisti:
Alejandro Fernandez
Angelo Petrucci
Domenico Palopoli – Zauber
Ivan Galluzzi
Salvatore Fiume
Inaugurazione: Sabato 22 ottobre 2011 ore 18.00
Fino al 15 novembre 2011-10-10
L’impegno per l’arte della galleria Mentana di Firenze porta
alla XIII Edizione dell’importantissimo evento “ Individuazioni” che, anche
quest’anno, ha carattere d’internazionalità con la presenza delle opere
dell’artista peruviano Alejandro Fernandez.
Un tratto distintivo è dato da artisti che hanno percorsi
che li hanno resi molto conosciuti, non solo negli ambienti specializzati. I
pittori e i fotografi, scelti con speciale cura, sono: Angelo Petrucci,
Domenico Palopoli – Zauber, Ivan Galluzzi, Alejandro Fernandez, sono presenti,
inoltre, alcune sculture di Salvatore Fiume.
Le opere in mostra rappresentano un confronto delle pluralità creative di artisti che,
usando strumenti e metodologie differenti, giungono a soluzioni originali,
narrate, anche, dalle nuove tecniche, che si manifestano non solo
nell’essenzialità e nella raffinatezza operativa ma anche in quella ideativa e
compositiva. Le particolarità stilistiche rispecchiano il mondo intimo e
la spiccata personalità creativa di ciascuno e rivelano anche la coerenza nel
cogliere le istanze della cultura e del tempo. Gli artisti si muovono fra figurazione, segno e
astrazione. Elementi che s’intuiscono nelle cinque grandi fotografie, scattate in notturno, di Domenico Palopoli –
Zauber, nelle scultoree figure
di Angelo Petrucci, nei paesaggi nostalgici di Ivan Galluzzi, nelle armonie cromatiche di Alejandro Fernandez e
nelle dinamiche sculture di bronzo
policromo di Salvatore Fiume che, con le sue opere, dona una vena di
storia dell’arte a tutta la manifestazione.
Angelo Petrucci
La figura tra spazio e
materia
Nelle masse cromatiche di corpi morbidi segnati da linee
definite, che scolpiscono i soggetti dei dipinti di Angelo Petrucci, si
palesano turbamenti e angosce segrete che danno forma alle sensazioni di sessualità negata o nascosta. Nella
rappresentazione di nudi, che non vogliono sottrarsi alle rotondità delle linee
materne, è come se la sensualità definita venisse mortificata in immagini
schermate da persiano o dalla penombra. Conscio e inconscio dialogano nei contornanti
segni dei corpi senza veli, nei visi schivi o nascosti, di chi volendo sfuggire
alla realtà la deve vivere. Pare che si voglia denunciare, con i toni grevi dei
bruni, un mondo di sofferenza e di allontanamento di chi cerca di eludere i
giudizi e i conformismi legati alla carnalità mostrata. Gli evidenti graffi,
diventati ferite degli animi, segni del tempo e di angosce del vivere che hanno
lasciato tracce tangibili e solo apparentemente dimenticate, vengono esaltati
dalle texture ruvide dei supporti.
Domenico Palopoli – Zauber
Nelle foto di Domenico Palopoli – Zauber, ritroviamo
l’attimo che afferma una sensazione capace di rispecchiare tutta l’interiorità
dell’artista. Nei suoi scatti ritroviamo la sensibilità di chi ricerca
l’essenza dei luoghi. Vedute di città e di natura si vestono dei colori e delle
forme della spiritualità delle luci. L’istante del fotogramma racconta
l’eternità del paesaggio e l’uomo. Ecco
un cielo che si rispecchia in uno scorcio di mare donandogli
inconsueti toni di blu che, incupendosi, virano in violacei che ci narrano di
tramonti: presagi di turbamenti. La luce, che illumina lo sperone di scoglio,
che pare affiorare dallo scenario, evidenzia i verdi di speranze positive che
si perdono nell’acqua per riemergere, al di là dell’ombra delle rocce,
tingendosi delle calde striature del calore dell’arancio. Domenico Palopoli –
Zauber, con le sue inquadrature, con la scelta del momento, sa rendere
originali e insoliti luoghi conosciuti.
Ivan Galluzzi
Ivan Galluzzi è un artista che ricerca la natura descrivendola con
particolare sensibilità. La vena di malinconia che sembra avvolgere i suoi
paesaggi, dipinti con l’amore per le cose note e familiari, fa emergere la
nostalgia per i luoghi amati. Le masse di verdi striati da tocchi più chiari,
grovigli inestricabili di vita, raccontano dell’uomo. I casali dai tetti rossi
spioventi, che contrastano con le armonie dei colori d’estate, raccontano di
vita e lavoro. I riflessi, dati da tratti di chiarismo abbacinante che
illuminano cieli, acque e rivi, diventano armonia musicale di una natura
incontaminata che pare gioire del concento dei colori che la animano. La
campagna romagnola, dai toni smorzati, s’integra nei gialli di un trattore che,
nonostante la sua mole, sembra aver sempre fatto parte del luogo. Piccole
sculture, ceramiche, che raccontano la tradizione, sono il pretesto per la
narrazione del suo Io che, nelle piccole cose semplici, ritrova l’armonia.
Alejandro Fernandez
Descrivendo i suoi mondi interiori narra di ricordi, non più
nitidi ma scolpiti profondamente nel suo animo, che, palesandosi in cromie e
segni, diventano mappa delle emozioni e di paesaggi della nostalgia. Il Perù,
presente nei colori e nelle forme, sembra accompagnarlo arricchendo e non
condizionando la sua idealità artistica. Nei suoi dipinti l’armonia, interrotta
alcune volte da macchie scure d’inquietudine, è nel racconto suggerito, anche,
dal genius del paese d’origine. Gli aranci, che lasciano emergere tracce
d’ombre, mettono in risalto il racconto della striscia narrativa dove le
geometrie e gli oggetti sono pretesto per la rappresentazione del suo animo che
manifesta l’essenza dell’humus che l’ha nutrito. Quella di Alejandro Fernandez
è una pittura solare che mostra la spiritualità del segno unito all’uso gestuale
del colore, esaltato da grafismi eleganti che racchiudono l’idea dell’essenza
della vita.
Federica Murgia
2011-09-25
Luigi De
Giovanni - Specchia / Firenze
Spazio
espositivo: Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (Lecce). Info: cell.
3292370646; tel. 0833 537034 - mail: lmfedeg@libero.it - sito web:
www.degiovanniluigi.com.
Titolo: Tracks:
tracce -
Data del
vernissage: 7 al 20 ottobre 2011, tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00.
Data di
chiusura: 20 ottobre 2011, tutti i
giorni dalle 17.00 alle 20.00.
Abstract:
Luigi De Giovanni - Specchia / Firenze
“Eventi organizzati in occasione della settima
edizione della Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI.”
Il giorno
8 ottobre 2011: performance che dura tutta la giornata. Studio “Sutta Le
Capanne Du Ripa”, Specchia (Lecce), nell’ambito della mostra “Tracks: tracce”
che si potrà visitare dal 7 al 20 ottobre 2011.
In mostra
ci sarà un’opera composta da più moduli. Ciascun modulo è traccia dell’intera
opera. Durante la performance sul pavimento dello studio verrà messa una
polvere chiara che, involontariamente, i partecipanti porteranno via sotto le
suole delle scarpe. Le loro orme, nelle strade circostanti, diventeranno
Tracks: tracce.
Orari
di apertura: tutti i
giorni dalle 17.00 alle 20.00 – Ingresso libero
Orario del
vernissage: 07 ottobre ore 17.00
Curatori: Testo
a cura di Francesca Paba - Allestimento a cura di Stefania Branca
Artista: Luigi
De Giovanni
In occasione della settima edizione della Giornata del
Contemporaneo, promossa da AMACI Il giorno 8 ottobre 2011, performance
presso lo Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (Lecce) e partecipazione
con evento speciale alla
“COLLETTIVA DEGLI ARTISTI DEL CENTRO CULTURALE”
Presso
Spazio Culturale Mentana - Via della Mosca, 5 - 50122 - Firenze.
Dall'1
ottobre al 19 ottobre 2011.
Firenze,
GALLERIA D'ARTE MENTANA
Piazza
Mentana, 2/3 r, Firenze T: 055 211985 - 335 1207156 F: 055
2697769 galleriamentana@galleriamentana.it www.galleriamentana.it
Tracks:
tracce – a cura di
Francesca Paba
Con questa
mostra l’artista vuole evidenziare l’importanza dei segni da lui lasciati sulla
tela, metafora delle bianche tracce trasmesse involontariamente dal percorso
delle persone. Con i primi prende forma un dipinto con i secondi la storia
grande e piccola dell’uomo.
Tracce sono
quelle di un pennello carico di colori. Esse descrivono la storia intima di
Luigi, mostrando non solo la sua cultura ma anche quella dei suoi antenati che
ne hanno plasmato il carattere. E’ l’artista che parla nel silenzio rivelando
il suo conscio e il suo inconscio.
Le sue sono
pennellate di sofferenze e di gioie. Sono tracce di sentimenti che danno luogo
a spirituali viola, a verdi speranze, a rosse passioni e a neri pessimismi. I
colori s’incontrano creando una poesia malinconica: racconto di Luigi De
Giovanni.
L’opera in
mostra vuole essere espressione di antichi luoghi che conservano o sono tracce
del passato: testimonianze dell’umanità non sempre riconosciute e rispettate.
Tracks nei
sogni, nella sensibilità di un animo che le dipinge, nei percorsi segnati da
lontani tratturi di religiosità della vita. Traccia è un frammento di coccio,
ancora testimone del tempo in cui era oggetto, ci dice del lavoro, della
cultura: descrive la società a cui era appartenuto.
Venticinque
sono i moduli che compongono l’unica opera in mostra e ciascuno, nei segni
interrotti e nei colori, racconta l’intero: il particolare che riporta al
tutto, al gesto che l’ha dipinto, all’istintività dell’attimo creativo,
all’intento dell’artista. L’opera è una mappa che si rifà ai segni reali di un
corpo, ad un viso segnato dagli eventi, alla spiritualità nascosta, all’humus
che ha alimentato Luigi.
Ogni modulo
è una traccia con significato proprio. Da questo si arriva alla performance che
prende senso negli inconsapevoli tracciati dei visitatori, che indicano
percorsi, che indicano storie. Orme che conducono a luoghi lontani e a più
lunghi cammini spirituali, che si vorrebbero mantenere segreti.
Le persone
lasciano e intrecciano fisiche tracce del loro passaggio, creano nelle strade
pennellate della loro andatura, dapprima dal contorno nitido e ben definito che
vanno via via a sfumare. Passi, soste che, più chiaramente, raccontano del
gusto di lasciare una traccia come prova di sé e della propria storia.
Francesca Paba
2011-09-24
2011-09-01
2011-07-28
mostra di luigi de giovanni sutta le capanne du ripa a specchia lecce
LUIGI DE GIOVANNI
Objects – oggetti
Opere per raccontare il tempo
6 agosto / 3 settembre 2011
Inaugurazione: sabato 6 agosto - ore 19.00
Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”
Specchia LECCE
Cell.3292370646
La personale di Luigi De Giovanni è organizzata da
Il Raggio Verde edizioni ed eventi d’arte
info: 339.4038939
Objects – oggetti
Opere per raccontare il tempo
Oggetti che segnano il tempo nelle tracce del loro uso, nella storia della tecnologia e dell’arte. Primordiali e dell’ultima generazione si confrontano, nelle opere recenti di Luigi De Giovanni, in un dialogo di continuità e di pari dignità. Pinze, tenaglie e forbici, leve del progresso, si riflettono nell’iPad e nei televisori al plasma colorandosi di funzionalità mai superate. L’umiltà e la semplicità dell’utilizzo dei primi diventa continuità nello sviluppo dei secondi: segnando l’evoluzione.
E’ partendo da questo che l’artista fa un’analisi del suo uso degli strumenti classici della pittura per narrare di oggetti che descrivono del mondo di oggi e di quello di ieri. Afferma che l’arte è una ed è legata sia alla competenza tecnica sia alla ideazione creativa, anche nelle rappresentazioni digitali, performative, nonché nelle installazioni. Ecco perché lui non disdegna le moderne espressioni, anzi le riconosce come proprie, soprattutto, in momenti che richiedono, per i suoi discorsi, la partecipazione di molte persone per arrivare, quando è per lui necessario, a performance e installazioni, che diventano racconti o denunce.
Nel mondo dell’artista la pittura è basilare; è nei paesaggi, nelle figure, nelle nature morte o meglio “vive” di fiori recisi o nell’informale con uso di jeans (presenti anche in questa mostra come supporto delle sue descrizioni), che ha significato il suo narrare interiore del tempo che passa. Le opere “Dalle leve all’iPad” rappresentano il discorso dell’oggi, dove l’uomo, in una follia totale, tende a negare il passato come superato e inutile per affermare un presente senza radici ma di apparenze.
Francesca Paba
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