Luigi De Giovanni
Quacquaraquà
Artista: Luigi De Giovanni
Titolo della mostra: Quacquaraquà
Spazio espositivo: Sutta Le Capanne du Ripa – Specchia (LE)
Inaugurazione: Sabato 13 luglio 2013 ore 20.00
Date: Dal 13 luglio al 13 agosto 2013
Orario: dalle 10.30 alle 13,00 - dalle 18.00 alle 24
Ingresso libero
Presentazione: Antonietta Fulvio
Allestimento: Arch. Stefania Branca
Coordinamento: Il Raggio Verde
Contatti: Cell. 329 2370646
Website: degiovanniluigi.com
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Quacquaraquà
Certi della loro erudizione, i saputi, sputano le loro
verità con fare sicuro affermandone oggi una sempre diversa o arricchita
rispetto a quella sostenuta ieri. Hanno leggiucchiato, senza troppa attenzione
per i contenuti, o sentito sprazzi di notizie, anche pruriginose, che spacciano
per oggettive e giuste. Si pavoneggiano, aggiungendo di volta in volta nuovi
particolari, perché hanno sentito o percepito dei frammenti di voci qua e là. Frequentemente
carpiscono idee, che poi spacciano come proprie, il più delle volte appiccicate,
mancando lo spirito creativo e l’ideazione che dà anima ai pensieri e alle
cose. Le idee, di cui si appropriano i quacquaraquà, sono monche e riescono a
sorprendere il pubblico solo per poco, in quanto, non hanno un successivo
sviluppo e coerente continuità. Qualche volta riescono ad avere il seguito di persone
che, anche in buona fede, prestano attenzione, e per questo vanno col petto in
fuori e hanno l’aria d’essere molto importanti.
I quacquaraquà parlano sul nulla convinti di essere scaltri ma,
ad ascoltarli, si capisce subito che rappresentano solo la vuotezza mentale e
che possono discorrere solo di pettegolezzi, di sentito dire, di cose mai approfondite.
Frasi fatte, respirate e rinforzate nei gruppi chiusi, danno il senso della
loro cultura e della mancanza di ricerca dell’ideativo, del giusto e del bello.
S’infastidiscono quando qualcuno osa confutare l’inconsistenza
contenutistica delle cose di cui parlano e continuano a pavoneggiarsi con giri
di parole che giustificano solo l’ignoranza: la mancanza di sostanza interiore
che possa sostenerli al di fuori delle nozioni che danno loro certezze. Questi
sono i quacquaraquà che mi lasciano tutte le volte con un dubbio “ci sono o ci
fanno?”
Luigi De Giovanni in otto opere ha voluto raccontare il
vuoto chiacchiericcio e fare un omaggio a Leonardo Sciascia che, nel libro “Il
giorno della civetta”, divise gli uomini in categorie, sistemando nell’ultima
proprio i quacquaraquà, persone che, secondo l’autore, <>. L’artista ha colto lo spunto e
usando gli strumenti della pittura, ha trovato idee e sensazioni
materializzando le angosce e le ferite che causa il pantano dei pettegolezzi
sino a renderlo concreto nel colore che tinge in monocromo una tela di
denuncia, diventata metafora del fango sputato inutilmente. Gocciolamenti,
spruzzi, macchie essenziali, nelle opere in mostra, realizzate di getto,
esprimono la rabbia istintiva del gesto pittorico che si manifesta, anche, mettendo
in primo piano la parola, linea guida, “quacquaraquà”.
Nell’opera “malinconia in bianco su sfondo rosa”
gocciolamenti di calce, tracce di tinteggiatura di pareti d’abitazione, si rapprendono
in una grande e densa macchia screpolata come se si fossero manifestati i segni
del disfacimento degli ideali e dei sogni colpiti dagli schizzi melmosi. Uno
sfondo rosato, traccia di speranza, contrasta con i sicuri segni bruni che
esaltano il significato della cupa malinconia dell’opera che riporta ai piccoli
paesi, humus che fermenta il genio ispirato, che fa avvertire sensazioni di
disagio, di mancata accettazione dell’uomo per quello che è e non per quello
che dovrebbe essere secondo i quacquaraquà benpensanti.
Trama del racconto pittorico è la tristezza dell’animo,
colpito dalle maldicenze, che si palesa nei dipinti denunciando la
superficialità dei quacquaraquà che trasformano in schizzi di fango
appiccicoso, che viene scagliato addosso alle persone per annullarle per
allontanarle dal loro posto, anche sociale. Le gestuali macchie esprimono la
cattiveria diventata tormento, mentre ripetere sulle tele la scritta
“quacquaraquà” è una catarsi liberatoria che denuncia l’immobilità mentale di chi
non sa rendersi conto del significato delle ferite che infligge. Una tela
gialla, che si anima di allegra vitalità e della gioia di ricominciare nel
bianco in esplosione, diventa la speranza che si afferma nell’opera dove da uno
sfondo bruno di tela grezza, in cui si addensano macchie spesse di colore
bianco, c’è la memoria delle persone che riescono a sfuggire al
chiacchiericcio: al limo che le aveva circondate e ferite.
Nelle opere in mostra si percepiscono le sensazioni di animi
offesi e la stoltezza dei quacquaraquà: che potranno continuare con il loro
impegno sparlando ed enunciando sproloqui su persone, cose o argomenti.
I quacquaraquà sono rappresentati, con sagace ironia, in un
omaggio a Leonardo Sciascia che con poche parole riusciva a donarci il clima di
un paese dove anche le pareti delle case mormorano.
L’artista con una metafora dà spunto ai loro futuri
discorsi….
Federica Murgia
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