“L’immaginazione
al potere”
Dai figli
dei fiori all’urlo nel buio
Questa
mostra è la percezione dell’evoluzione dei costumi e dei pensieri politici, che
l’artista ha voluto descrivere con le poetiche di colori e segni che ci fanno
percorrere un viaggio nei conflitti di un’epoca che, anche con terribili
eventi, ha cambiato la visione della società e del mondo nonché dell’arte. L’idea
è scaturita in De Giovanni dalla sensazione di un attimo che gli fece veder
sviliti gli sforzi e, anche, le vite di tanti rivoluzionari e idealisti che
combatterono per i loro sogni di libertà, uguaglianza, fratellanza: purtroppo
concetti ancora lontani dalla coscienza di molti uomini.
La
percezione dell’oggi che lui avvertì quando si voltò attratto da una scritta su
una t-shirt che diceva “ho una maglietta del Che e non so perché” fu un flash
che lo catapultò nel passato. Fu così che si rivide con i sogni giovanili che
animavano la sua creatività e crescevano come i suoi lunghi capelli biondi,
leggermente ondulati. Risentì l’eco degli slogan del sessantotto, urlati a gran
voce, che avevano reso “L’immaginazione al potere” rivoluzione permanente e,
purtroppo, dolorosa per molti. Da quel momento l’urgenza della pittura,
catartica del suo inconscio, lo portò davanti alla tavolozza e i gesti forti e
malinconici lasciarono le tracce sulla tela, dove si materializzò il suo grido
metaforico di colori e simboli che si combinavano e diventavano creatività
senza condizionamenti. Si liberava nell’animo dell’artista l’urlo interiore di
ricerca di giustizia e libertà. I simboli riemersero nelle sue opere,
raccontando i sogni di popoli che vi avevano creduto, ma qui si tingevano delle
lacrime e del sangue di tante persone che non vi avevano prestato fede e che
erano state discriminate o sterminate.
Così nelle
pastose tinte l’artista ha amalgamato bandiere d’ideali, spesso traditi, con
gli slogan che promettevano un mondo più giusto per tutti.
Nelle sue
ultime opere l’amarezza si legge nelle scritte fatte con pennellate che
denunciano la rabbia e la delusione di una persona che aveva creduto e si
ritrova a percorrere idealmente le conquiste ma anche i fallimenti di un secolo
che con le tragedie e le guerre per il potere ha fatto sì che le ingiustizie
perseverassero mentre i poveri rimanevano poveri e i ricchi diventavano sempre
più ricchi.
In questa
mostra De Giovanni racconta l’oggi ritrovando una società dove le banche e i
poteri economici decidono la sorte dei popoli. Una realtà che stridente con il
sogno e le teorie dei grandi rivoluzionari che applicarono le idee dei
pensatori. Contraddizioni, fra modi di vivere e ideali, che si ritrovano anche
nel riferimento a Capri, luogo d’incontro di grandi filosofi che propugnavano
la rivoluzione del popolo e il riscatto dei poveri, ma stavano in un luogo per
ricchi.
È così che
le sensazioni dell’artista si sono accavallate sino a concentrarsi nelle opere,
alcune modulari, in un racconto che porta al 14 luglio, data della Presa della
Bastiglia e, anche, non a caso, dell’inaugurazione della mostra che è stata
aperta con la performance di un gioioso lancio di acquerelli che volevano
simboleggiare speranza per un mondo più giusto. I jeans, che diventarono divisa
dei giovani sessantottini che inseguivano le utopie, dialogano con i libri che
ebbero allora grande significato, sono oggi fatti diventare dall’artista
installazione: monito di grandi ideali disattesi. Federica Murgia
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